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La forza delle piccole imprese e i ritardi del Sistema Paese

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Una fotografia dell’economia nazionale segnata da profondi cambiamenti e in cui sono ancora evidenti i segni lasciati dalla crisi degli ultimi anni

È una fotografia dell’Italia in chiaroscuro quella che emerge dal rapporto dell’Ufficio studi di Confartigianato presentato in occasione dell’Assemblea nazionale. Una fotografia dell’economia nazionale segnata da profondi cambiamenti e in cui sono ancora evidenti i segni lasciati dalla crisi degli ultimi anni.

L’artigianato e le piccole imprese spiccano con la forza del loro numero, il radicamento nei territori, l’energia e il coraggio di affrontare le nuove sfide del mercato globale. I numeri del rapporto parlano chiaro: lo scorso anno sono nate 311 imprese artigiane al giorno. Negli ultimi 12 mesi, le piccole imprese hanno esportato nel mondo 125 miliardi di prodotti e hanno aumentato del 6% gli investimenti. Senza contare che, tra il 2015 e il 2017, hanno creato 219.000 posti di lavoro, rispetto ai 115.000 creati dalle aziende medie e grandi.

Ma alle virtù delle piccole imprese si oppongono tanti ostacoli sul fronte di fisco, burocrazia, mercato del lavoro, infrastrutture, credito, tempi di pagamento.

Zavorre che rallentano la corsa verso la ripresa e confinano l’Italia al 46° posto della classifica mondiale per le condizioni favorevoli a fare impresa.

Il fisco pesa sempre troppo. Basti dire che gli italiani pagano 18,6 miliardi di tasse in più rispetto alla media dei contribuenti europei. Gli oneri fiscali gravano sul costo del lavoro, ma anche sull’energia con 16 miliardi di euro in più in confronto al resto d’Europa.

I ritardi italiani si accumulano anche nei servizi pubblici, tanto è vero che soltanto il 28% degli italiani se ne dichiara soddisfatto. E intanto, proprio gli Enti pubblici hanno un debito commerciale di quasi 57 miliardi verso le imprese. Le quali vedono diminuire sempre più i finanziamenti bancari. Lo scorso anno, infatti, il credito agli artigiani è sceso di 3,3 miliardi e addirittura, rispetto al 2012, il calo è stato di quasi 14 miliardi.

Insomma, ce n’è di strada da fare per spazzare via quei ‘vizi’ tutti italici che bloccano le ‘virtù’ dei nostri imprenditori.