Stefania Prestigiacomo, Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, indirizzandosi alla Commissione Ambiente della Camera, ha chiarito le priorità della “questione ambientale” definita allo stesso tempo di interesse locale, nazionale e globale.
La questione ambientale è ritenuta un parametro fondamentale sul quale misurare le politiche complessive e programmare un futuro sviluppo sostenibile. Sostenibilità che, sostiene il Ministro, è sempre più ambientale e contemporaneamente anche economica, “specie in paesi come il nostro che dipendono quasi integralmente da approvvigionamenti energetici condizionati dal prezzo del petrolio, che oggi vola verso i 150 dollari al barile in una ascesa che non sembra destinata ad arrestarsi. Penso quindi che sia necessario, prima ancora che opportuno, un mutamento culturale profondo, un cambiamento di cultura economica, ma anche un cambiamento di cultura ambientalista”.
Cerchiamo, ora, di ricostruire i passaggi fondamentali dell’intervento del Ministro Prestigiacomo.
Coniugare ambiente e sviluppo
Crediamo che il requisito della sostenibilità ambientale debba innervare dall’interno ogni progetto, ogni programma. L’Italia è parte di assetti comunitari in forza dei quali le valutazioni sugli impatti ambientali devono essere parte integrante del processo progettuale.
L’ambiente del nostro paese - quell’irripetibile e non replicabile, mix di natura, storia, cultura – è la principale risorsa dell’Italia, quella che è stata definita la nostra più grande infrastruttura immateriale. Una risorsa che è anche uno straordinario volano economico.
E’ intenzione e programma del Governo difendere e valorizzare al massimo questa risorsa e promuovere una politica ambientale che coniughi tutela e sviluppo, che consenta di difendere l’ecosistema, la natura e permetta di realizzare quegli interventi infrastrutturali e nel campo dell’energia di cui il paese ha bisogno.
Scelta necessaria
La scelta per l’energia sostenibile e quindi le fonti rinnovabili per l’Italia è ormai una necessità. Promuovere la ricerca in questo campo, riuscire a elaborare tecnologie capaci di farci sfruttare sole, vento, biomasse in maniera sempre più efficace è essenziale per il futuro del nostro paese, ma è anche una scommessa economica perché queste sono le tecnologie del futuro, quelle su cui nei prossimi decenni si giocherà la leadership mondiale nel campo dell’energia.
Ciò a cui dobbiamo puntare è la produzione in Italia di materiali e tecnologie per queste fonti rinnovabili in modo da avere un doppio vantaggio, l’incremento dell’energia da fonti alternative e lo sviluppo di un comparto che guarda al nostro futuro energetico e che è capace di competere sui mercati internazionali.
L’energia nucleare
Puntare ad un energetico che nel medio periodo ci consenta di arrivare al 25% di rinnovabili e ad un altro 25% di nucleare, lasciando solo il restante 50% ai combustibili fossili, credo sia un programma sicuramente non facile da attuare.
Noi intendiamo tutelare gli interessi dell’Italia e degli italiani. Ed in questo ambito si inserisce l’opzione nucleare. E’ una sfida che dobbiamo essere in grado di sostenere e che, se vinta, certamente avrà effetti straordinari sull’ambiente riducendo in maniera decisiva le nostre emissioni di gas serra, ma avrà effetti altrettanto straordinari sulla bolletta energetica che pagano le famiglie italiane e le imprese.
Il modello dello "sviluppo sostenibile"
È necessario un cambio di paradigma, una rivoluzione copernicana nei rapporti fra ecologia ed economia. Occorre chiedersi come inaugurare la transizione da un modello di sviluppo incentrato sulla mera crescita economica a un altro modello incentrato sullo sviluppo sostenibile.
Dobbiamo distinguere fra crescita e sviluppo, perché il cammino del progresso futuro è lo sviluppo sostenibile, non la crescita quale che sia. Il punto fondamentale è iniziare a spostare gradualmente la tassazione dai redditi dei cittadini alle condotte dannose per l’ambiente, nell’invarianza della pressione fiscale complessiva. Solo in questo modo privati e imprese, potranno effettuare le loro scelte orientandole gradualmente verso comportamenti ambientalmente più virtuosi.
E’ necessario un grande lavoro sul fronte dell’individuazione dei sussidi ai comportamenti ambientalmente virtuosi , dell’utilizzo dei cosiddetti marchi di qualità ambientale, ma ciò si deve tradurre anche nell’adozione di stili di vita capaci di risultare a partire dalle scelte di ciascuno, più sostenibili.
Le attività da considerare nel quadro della nuova tassazione ambientale in modo critico sono quelle legate all’utilizzo intensivo del carbone, all’estrazione del petrolio, allo sfruttamento delle foreste, alla produzione degli oggetti usa e getta, alla produzione di automobili ad alta emissione di CO2.
Kyoto e le "quote di emissione"
L’Italia, nell’ambito dell’attuazione degli accordi di Kyoto, si è impegnata in sede europea a ridurre entro il 2012 le emissioni di gas serra del 6,5% rispetto al dato del 1990. Per questo Governo si tratta di un impegno molto maggiore perché rispetto al ’98, quando vennero definite quelle quote, le emissioni italiane non sono diminuite, bensì cresciute di circa il 12%.
E’ quindi intenzione del governo proseguire ed incentivare gli interventi di sostegno alla produzione di energie rinnovabili dal solare al geotermico, dall’eolico alle biomasse, dal riciclo dei rifiuti all’idroelettrico, ma anche favorendo l’utilizzazione delle nuove tecnologie per la cattura e lo stoccaggio della CO2 (i cosiddetti CCS).
Quartieri ecologici
Proporremo, attraverso opportune consultazioni con le istanze locali, una campagna per la nascita – su basi volontaristiche e ben meditate - di un quartiere ecologico in ogni grande città italiana entro il 2020, come già accade in esperienze straniere (quartiere Vauban di Friburgo) e come stanno tentando di fare in alcuni centri anche in Italia: Renzo Piano e Carlo Rubbia a Milano, ma esistono anche iniziative del genere a Roma.
In questa ottica è decisiva la collaborazione fra Governo e istituzioni locali. E’ fondamentale la diffusione di buone pratiche, lo scambio di esperienze, la valorizzazione del già fatto ed in Italia le esperienze pilota non mancano.
Tutela del territorio e misure preventive
Il Ministero, nell’ambito delle azioni di tutela del territorio, intende porre in essere misure preventive e di mitigazione degli effetti derivanti dalle variazioni climatiche e dalle modificazioni sull’utilizzo e l’assetto del territorio con particolare riguardo alla difesa degli abitati, delle infrastrutture, degli insediamenti produttivi e commerciali, all’erosione dei litorali e alla prevenzione dei fenomeni di desertificazione; contrastare la tendenza alla perdita di biodiversità sulla base degli obiettivi fissati in sede comunitaria al 2010 e mantenere alta la qualità dell’ambiente in termini di conservazione e gestione di risorse naturali, elaborando una Strategia Nazionale sulla Biodiversità.
Occorrerà intervenire sul codice ambientale, anche per riportare la normativa italiana nell’alveo europeo.
Fiscalità ambientale
Sarà utile proporre iniziative in tema di fiscalità ambientale che abbiano come modello la riduzione delle imposte per chi risparmia energia e non inquina e, al contrario, aumenti l’imposizione nei confronti di chi non risparmia energia e inquina.
Si potrebbe progettare, d’intesa con gli altri Dicasteri competenti, un Piano Nazionale per gli interventi ambientali su cui far confluire risorse pubbliche e private indirizzandole principalmente verso le aree del Mezzogiorno che soffrono di un particolare deficit di infrastrutture ambientali e che costituiscono polo turistico.
Il Piano sarà sostenuto ricorrendo al cofinanziamento esistente o attivabile su base locale e comunitaria mediante l’utilizzo dei fondi strutturali e del Fas e con il ricorso alla finanza di progetto.
amera