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La ricostruzione che non c’è: Confartigianato fa il punto

Antisismica di
La ricostruzione che non c’è: Confartigianato fa il punto
A distanza di tre anni dagli eventi sismici che hanno colpito il Centro Italia, perché la ricostruzione stenta a decollare? Sentiamo alcune voci autorevoli

Come procede la ricostruzione nel Centro Italia? Se l’è chiesto Confartigianato nel corso di un convegno cui ha partecipato anche il Commissario Straordinario Piero Farabollini. Le risposte non sono state incoraggianti. Vediamole nel dettaglio.

Ha introdotto i lavori il Direttore di Confartigianato Imprese Rieti, Maurizio Aluffi, che ha evidenziato ledifficoltà in cui ancora versano i territori colpiti dal terremoto: “Purtroppo siamo come eravamo tre anni fa, perché una ricostruzione vera manca ancora. Nel tempo abbiamo ricevuto promesse e rassicurazioni. Certamente tante cose sono state fatte, ma mancano le risposte più essenziali, la ricostruzione di case, uffici pubblici, attività economiche e monumenti, quelle cose che rappresentano intere comunità e che sostanziano la coesione sociale di quei luoghi”. Insomma mancano segnali di speranza concreta. Il Direttore di Confartigianato ha altresì denunciato la complessità burocratica che rallenta, e finisce per affossare, la ricostruzione. “Il tempo passa e le speranze si affievoliscono - ha rincarato Aluffi - oggi mi domando se interessa davvero che la gente rimanga nei nostri borghi, nelle nostre montagne, oppure se c’è un qualche interesse nell’accelerare uno spopolamento che minaccia, già prima del sisma, questi territori. Speriamo che non sia troppo tardi”.

Gianluca Loffredo, Coordinatore Comitato Geosismica, ha illustrato i contenuti del DL 123/2019, entrato in vigore lo scorso 23 dicembre, recante “disposizioni urgenti per l’accelerazione e il completamento delle ricostruzioni in corso nei territori colpiti da eventi sismici”. Evidenziando criticità e opportunità mancate, ha sottolineato l’inutilità di procedure troppo restrittive: “Qui non siamo in una grande città, parliamo di un territorio tendente allo spopolamento, dove la speculazione edilizia non ha ragione di esistere. Invitiamo invece la Regione Lazio ad aderire a protocolli di sostenibilità, volti a incentivare una ricostruzione il più possibile green”.

Pirozzi: “Il sistema autorizzativo ordinario non funziona”

Incalzanti gli interventi di Sergio Pirozzi, ex Sindaco di Amatrice e oggi Consigliere regionale, e di Paolo Trancassini, già Sindaco di Leonessa e membro del Parlamento. Il primo si è soffermato sul tema dei tempi: “Durante l’emergenza sono stati costruiti ponti in 7 giorni, varianti in 15 giorni, allestito a tempo record uno spazio dove trapiantare le attività economiche essenziali a garantire un minimo di vivibilità per chi ha scelto di restare nei luoghi del sisma. Anche la scuola è stata completamente ricostruita in due anni. Tutto questo perché abbiamo lavorato in deroga. Invece per altri edifici pubblici, come l’ospedale o l’istituto alberghiero, è pronto il progetto, ma non è stata ancora fatta la gara d’appalto. La ricostruzione privata sta a poco più del 4%. È chiaro che qualcosa non funziona nel sistema autorizzativo ordinario”.

Paolo Trancassini ha invece posto l’attenzione sulla necessità di una politica più matura, capace di calarsi sul territorio e in grado di “cucire vestiti su misura” per i territori del sisma, non solo del Lazio, che sono tutti diversi, con vocazioni e necessità differenti. “Passata la paura di morire, è arrivata la paura di non avere un futuro. La differenza l’ha fatta chi ha avuto la forza di ricominciare a fare impresa, chi ha rimesso in moto il muletto o riaperto una stalla. La differenza l’ha fatta il coraggio. Come amministrazione comunale ci siamo presi la responsabilità di emettere delle ordinanze per la messa in sicurezza degli edifici, facendo lavorare a rotazione tutte le imprese di Leonessa. Da questa ricostruzione - ha concluso Trancassini - ci aspettiamo un maggior rispetto per il ruolo dei sindaci, ma anche che si alzi finalmente il livello sia della politica che del sistema della rappresentanza”.

Fabrizio Curcio, Capo Dipartimento di Casa Italia, ha rimarcato la mancanza di visione che ha caratterizzato le risposte del Governo a tutte le emergenze che l’Italia ha affrontato storicamente. “Manca sempre una visione a lungo termine - ha dichiarato Curcio -, occorre invece dare delle regole per gestire e pianificare non solo l’emergenza, ma anche quello che viene dopo. Dobbiamo assicurare ai cittadini lo stesso livello di ricostruzione, seppur con strumenti diversi, basati sulle peculiarità del territorio. La semplificazione in questo contesto diventa essenziale, un tema che deve coinvolgere anche l’ordinario, per poter far ripartire anche le opere pubbliche, che oggi sono ferme”.

La voce fuori dal coro dell’assessore regionale Di Berardino

A conclusione del convegno, è intervenuto Claudio Di Berardino, Assessore della Regione Lazio per il lavoro, nuovi diritti e la ricostruzione. In parziale disaccordo le altre voci del convegno, ha invece parlato di una “ricostruzione che ha bisogno di essere implementata”. “Sono convinto che queste occasioni siano momenti di riflessione e confronto, per esaminare le questioni che non funzionano e, ognuno per le proprie responsabilità, affrontare le cose che non vanno, facendo emergere ruoli e competenze. Spero sia l’occasione per aprire un dialogo anche con gli ordini professionali, con l’obiettivo di stabilire insieme tempi certi di presentazione dei progetti di ricostruzione. Inoltre, è nostra intenzione condividere pubblicamente il cronoprogramma di tutti gli interventi sul patrimonio pubblico, in accordo con i sindaci, in modo che i cittadini possano verificare l’andamento dei lavori”.

Maurizio Aluffi, Direttore di Confartigianato Imprese Rieti, ha chiuso i lavori del convegno rimarcando l’impegno dell’associazione ad essere vicina al mondo dell’impresa: “Riconosciamo la responsabilità di non aver sintetizzato al 100% le necessità del territorio, ma è nostra intenzione sostenere il mondo di quella piccola impresa che crea coesione sociale, lavoro e occupazione. Auspichiamo la realizzazione di un piano di ricostruzione vero e coraggioso, ispirato alle reali vocazioni del nostro tessuto produttivo”.