Sono passati 10 anni dal terribile terremoto che ha colpito L’Aquila e dintorni. La triste ricorrenza è l’occasione per fare il punto su ciò che è stato fatto, o non è stato fatto, per la prevenzione nel nostro Paese.
Ci ha pensato il presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, Francesco Peduto, aprendo la conferenza stampa “L’Aquila dieci anni dopo: criticità e prospettive”, che si è svolta presso la Sala Caduti di Nassirya del Senato della Repubblica.
“A dieci anni dal sisma continuiamo a registrare tante criticità e questioni irrisolte. L’Aquila, ma più recentemente anche Amatrice e Ischia, sembrano non aver insegnato nulla: anche se, nel tempo, alcune cose importanti sono state indubbiamente fatte, di terremoto in Italia si continua a morire e forse rischio sismico e prevenzione avrebbero meritato una maggiore centralità nell’azione dei governi negli anni”.
L’incontro è stato organizzato su iniziativa del senatore Ruggiero Quarto, in collaborazione con il Consiglio Nazionale dei Geologi, con l’Ordine dei Geologi Abruzzo, con la Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA), insieme a università, enti di ricerca, al Dipartimento Casa Italia e al Dipartimento della Protezione Civile. Dieci anni fa, il 6 aprile 2009, un terremoto di magnitudo 6,3 ha distrutto L’Aquila e tutta la Valle dell’Aterno, mettendo in ginocchio un territorio già tante volte interessato da eventi sismici devastanti. Anche questa volta il sisma ha causato un’inaccettabile perdita: 309 vite umane, con un enorme impatto sociale ed economico e la perdita di un patrimonio storico ed architettonico unico.
“Il terremoto del 2009 ha avuto un impatto sociale ed economico enorme, ha messo in ginocchio un intero territorio che stenta a riprendersi. E poi c’è da considerare che in alcuni centri storici dell’aquilano la ricostruzione procede ancora con estremo rilento e le macerie sono ancora lì". Così il Presidente dell’Ordine dei Geologi Abruzzo, Nicola Tullo, ricordando il sisma che ha colpito l’Abruzzo dieci anni fa. “Questa volta, dopo la tragedia dell’Aquila, - spiega Tullo - qualcosa è cominciata a cambiare, anche se lentamente e con molta fatica, sono stati avviati i primi passi verso una politica di prevenzione per la riduzione del rischio sismico. E l’evento, per quanto drammatico, ha costituito un’occasione straordinaria di ricerca scientifica e tecnologica, che ha coinvolto tutta la comunità nazionale e internazionale delle Scienze della Terra”, conclude il geologo abruzzese.
Le conclusioni della conferenza stampa al Presidente CNG, Francesco Peduto: “Ancora oggi, tuttavia, in Italia manca una pianificazione, un progetto complessivo fatto di interventi strutturali per mettere in sicurezza il costruito, definendone le priorità e le azioni sinergiche per disseminare conoscenza e consapevolezza tra i cittadini, che ancora non percepiscono il rischio sismico in tutta la sua serietà, per favorirne best practices e perseguire davvero l’auspicata ‘prevenzione civile’ che continua ad essere solo un auspicio. Il convegno del 12 aprile all’Università di Chieti sarà l’occasione per fare il punto sulle cose da fare e sui temi tecnico-scientifici”.
Nel corso della conferenza stampa è stato annunciato il convegno scientifico, dal titolo “L’Aquila 2009‐2019 - Dieci anni di esperienze, studi e criticità”, organizzato dall’Ordine dei Geologi della Regione Abruzzo, dall’Università “G. d’Annunzio” di Chieti/Pescara, dalla SIGEA ‐ Società Italiana Geologia Ambientale e dal Consiglio Nazionale dei Geologi, con la collaborazione di altre università ed enti di ricerca, che avrà luogo il 12 aprile 2019 presso l’Auditorium dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti. Il convegno sarà un’occasione perfare il punto sulle attività geologiche svolte dopo questo evento sismico e per illustrare le esperienze, gli studi eseguiti e le criticità riscontrate fino ad oggi.