Nel periodo storico che stiamo vivendo, caratterizzato dalla crisi causata dalla pandemia e dalla successiva ripresa, è molto interessante analizzare i dati relativi al mondo del lavoroe in particolare all’occupazione.
L’analisi del mercato pubblicata dall’Istat evidenzia una flessione congiunturale dell’occupazione (-0,3%, pari a -80 mila unità), più accentuata per le donne e che coinvolge dipendenti, autonomi e tutte le classi d’età.
Nell’arco dei 18 mesi, che comprendono la recessione determinata dalla pandemia e la successiva ripresa, gli occupati dipendenti hanno quasi completamente recuperato i livelli pre-crisi (ad agosto 2021 sono lo 0,5% in meno del livello di febbraio 2020), mentre gli effetti negativi si scaricano pesantemente sul lavoro indipendente (segmento non coperto dal sistema degli ammortizzatori sociali), che ad agosto 2021 registra una perdita di 302 mila occupati rispetto a febbraio 2020, pari al 5,8% in meno, una variazione che rappresenta il 77,2% del calo complessivo di occupati del periodo in esame. Dai più recenti dati trimestrali emerge che la crisi del lavoro autonomo colpisce maggiormente le donne: nei settori non agricoli, al secondo trimestre 2021, le donne indipendenti occupate calano del 6,9% su base annua, un ritmo più che doppio del -3,1% degli occupati indipendenti maschi.
MPI driver della ripresa
Nonostante persistano le difficoltà del lavoro autonomo, le micro e piccole imprese si confermano protagoniste della domanda di lavoro. L’esame dei dati dell’ultima Nota del Ministero del lavoro, Anpal, Istat, Inps e Inail evidenzia che le micro e piccole imprese con meno di 50 dipendenti, nelle quali si concentra il 50,5% dei dipendenti, nel primo semestre del 2021 determinano il 66,7% delle posizioni lavorative dipendenti, dato dal saldo tra assunzioni e cessazioni. Questa tendenza è confermata dall’analisi dei dati del sistema Excelsior di Unioncamere-Anpal, la quale evidenzia che le entrate previste dalle imprese tra settembre e novembre 2021 sono per il 62,5% in micro e piccole imprese.
Il monitoraggio proposto dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Banca d’Italia evidenzia nel primo semestre del 2021 una crescita del 12,2% delle attivazioni nette rispetto allo stesso periodo del 2019, trainata dalla ripresa del settore dell’edilizia (un comparto ad ampia diffusione di piccola impresa), nel quali le assunzioni nette salgono del 57,6%.
Cresce la difficoltà di reperimento del personale
Con la crescita delle assunzioni, sale la difficoltà di reperimento: a settembre 2021, il 44,6% delle entrate di operai specializzati e conduttori di impianti e macchine è di difficile reperimento, superiore al 36,4% delle entrate totali e in salita rispetto al 36,5% di un anno prima. La robusta crescita dell’attività nelle costruzioni rende più critico il reperimento di manodopera specializzata nell’edilizia e nella manutenzione degli edifici (43,7%, quasi sei punti superiore al 37,8% di un anno prima).
Nel focus territoriale curato dall’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia, contenuto nel 15° report Covid-19 presentato la scorsa settimana, si evidenzia che le regioni con la difficoltà di reperimento media più elevate, superiori al 40%, sono Friuli-Venezia Giulia (47,0%), Valle d’Aosta (44,3%), Marche (42,6%), Trentino-Alto Adige (41,7%), Sardegna (41,5%), Emilia-Romagna (41,4%, Veneto (40,4%) e Umbria (40,3%).