Quasi 4 miliardi di euro. A tanto ammonta l’evasione contributiva causata nel 2018 da lavoro nero, lavoro grigio (cioè con ore di lavoro solo in parte dichiarate) e applicazione di contratti diversi da quelli edili. Il dato emerge proiettando nel settore delle costruzioni i dati di Istat, Agenzia delle Entrate, Ispettorato Nazionale del Lavoro.
Andrebbero poi aggiunti circa 150 mila lavoratori edili che vengono inquadrati con altri contratti: multiservizi, metalmeccanico artigiano, agricolo forestale e addirittura colf e badanti.
“La flat tax, inoltre, favorisce il ricorso al falso lavoro autonomo. E si consideri infine che dove vi è lavoro irregolare, o applicazione di contratti in dumping, il numero degli infortuni gravi e spesso mortali è, purtroppo, all’ordine del giorno”. Così dichiarano in una nota i segretari generali di FenealUil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil, Vito Panzarella, Franco Turri e Alessandro Genovesi.
“Si aggiunga a questo scenario che depotenziando nel 2015 il Documento Unico di Regolarità Contributiva (Durc, oggi Dol), anche gli stessi incentivi per ristrutturazioni, risparmio energetico, anti sismico (e presto il c.d. “bonus facciate”), che dovrebbero favorire l’emersione di possibile evasione fiscale con i cosiddetti bonifici ‘parlanti’, consentono di fatto di poter sottodichiarare il numero di lavoratori. Inoltre la durata del Dol, che è di ben 6 mesi, si presta a raggiri e comportamenti fraudolenti da parte di imprenditori senza scrupoli”.
“Se a questo aggiungiamo - continuano i sindacati delle costruzioni - che ancora oggi, dopo 3 anni, manca l’applicazione dell’articolo 105 comma 16 del Codice degli Appalti, che prevede l’introduzione della congruità nei sub appalti pubblici, si sta scientemente rinunciando a colpire il lavoro irregolare anche negli appalti fatti dalle pubbliche amministrazioni”.
Cosa fare per arginare il fenomeno?
“Non comprendiamo - proseguono i sindacati - come sia possibile che, a fronte di pochi interventi normativi e a costo zero, come l’attuazione dell’art. 105 ed il ritorno al Durc nella sua formulazione originaria ante 2015, cioè con validità di tre mesi e con il riferimento esplicito ai cantieri per cui si chiede la certificazione di regolarità, un Governo che dichiara di voler colpire lavoro nero, morti sul lavoro e concorrenza sleale, ancora tergiversi”.
“Come sindacati delle costruzioni già a ottobre abbiamo chiesto unincontro al ministero del Lavoro per poter discutere di questo, senza ricevere risposta alcuna. Confidiamo che, tra una polemica e l’altra al proprio interno, il Governo voglia sentire le organizzazioni sindacali del settore già nei prossimi giorni per un impegno comune contro lavoro nero e dumping contrattuale. In caso contrario sosterremo le nostre ragioni, anche con la mobilitazione”.