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Le proposte dell’Ance per il Documento di Economia e Finanze

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Le costruzioni rappresentano l’8% del nostro PIL, con una filiera Made in Italy, che attiva 32 settori industriali, in grado di generare una fortissima ricaduta sull’economia e sull’occupazione

L’Ance è stata sentita dalle Commissioni Speciali per l’esame degli atti del Governo di Camera e Senato - in seduta congiunta - sul Documento di Economia e Finanza 2018 (DEF-Doc. LVII n.1).
 
Il Presidente, Gabriele Buia, che ha guidato la delegazione associativa, ha ricordato, in premessa, che il settore delle costruzioni vive il decimo anno consecutivo di una crisi profonda, che ha causato la perdita di oltre 100.000 imprese e di 600.000 posti di lavoro. Di fronte a un contesto economico che ha ritrovato il suo sentiero di crescita, il settore delle costruzioni rappresenta, ormai, il vero punto debole dell’economia italiana.

Le costruzioni rappresentano l’8% del PIL italiano, con una filiera al 95% Made in Italy, che attiva 32 settori industriali su 36, in grado di generare una fortissima ricaduta sull’economia e sull’occupazione. L’effetto sul PIL sarebbe certamente attorno al 20% se considerassimo nel suo insieme tutto il settore immobiliare.

In assenza del crollo osservato negli investimenti in costruzioni, l’economia italiana avrebbe potuto crescere, mediamente, di circa lo 0,5% in più ogni anno. Oggi, quindi, si potrebbe osservare una crescita del PIL superiore al 2%, in linea con quella degli altri Paesi europei.

La causa risiede in un colpevole ritardo nell’attuazione degli investimenti pubblici. Di fronte a un ammontare complessivo di risorse destinate alle opere pubbliche stimato dall’Ance in circa 140 miliardi di euro nei prossimi 15 anni, assistiamo increduli alla più completa inefficacia delle procedure di spesa. Questa difficoltà appare sancita anche nel presente DEF che, come ogni anno, sposta al futuro quanto il precedente DEF aveva previsto.

La stima della crescita del 2,5% per gli investimenti pubblici nel 2018 appare eccessivamente ottimistica, e sarà ridimensionata, come sempre, già nella revisione di settembre. Valga, come esempio, quanto accaduto lo scorso anno:
- il DEF 2017 prevedeva un aumento del 2,8% (pari a 1 miliardo) degli investimenti pubblici;
- l’aggiornamento di settembre riduceva tale crescita a un più modesto +0,4% (150 milioni);
- il dato a consuntivo è stato drammatico: la spesa degli investimenti fissi lordi della PA si è ridotta del 5,6%, pari a 2 miliardi in meno.
 
Al riguardo, l’Ance ribadisce la necessità di un’azione incisiva per far ripartire gli investimenti: le risorse si trasformano in investimenti quando partono i cantieri, le imprese assumono, l’indotto lavora. Il rigore “a senso unico” del Codice degli Appalti ha spento il motore degli investimenti pubblici nell’economia. Non lo diciamo solo noi, ma anche i sindaci, gli amministratori locali e la grande committenza legata alle infrastrutture strategiche. Dopo quasi 2 anni dall’entrata in vigore della riforma, su 60 provvedimenti attuativi ne sono stati adottati poco meno della metà.

Il risultato di questa azione è facilmente sintetizzabile:
- risulta inattuato il sistema di qualificazione delle stazioni appaltanti e l’albo dei commissari esterni;
- troppe deroghe: i Mondiali di sci di Cortina 2021, il G7 Taormina e le Universiadi 2019 sono tutti casi di fuga dal codice degli appalti delle stesse pubbliche amministrazioni;
- incapacità di selezionare le imprese migliori: la pratica del sorteggio umilia le imprese;
- controlli solo formali che non tutelano la legalità e penalizzano le imprese serie;
- contenzioso incerto e con tempi lunghi;
- norme contrarie alle regole europee, come i limiti al subappalto.

E’ necessario, quindi, ripensare il Codice attraverso la predisposizione di un articolato più semplice, accompagnato da un regolamento attuativo. Al riguardo, l’Ance ha predisposto un pacchetto di proposte “anticrisi”, da inserire in un provvedimento “ponte”, da applicare, cioè, fino a quando il nuovo quadro normativo “a regime” non si sarà completato. Ha anche chiesto la possibilità di competere e di lavorare sulla qualità delle imprese.

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