Rimanendo in attesa delle modalità con cui verrà attuata la decisione annunciata, a seguito dell’incontro tra il Governo e l’Anci, di sopperire al congelamento dei fondi per la riqualificazione delle periferie, l’Istituto Nazionale di Urbanistica raccomanda sin da ora l’accoglimento di due proposte in grado di fare sintesi, anche in riferimento alle istanze dei Comuni e alle volontà del governo.
Innanzitutto occorrerà ribadire che l’anticipazione del 20%, prevista al momento della firma della convenzione del Bando Periferie, venga confermata ed effettivamente erogata ai Comuni nel 2018, a prescindere dallo stato della progettazione che ognuno di essi presenta al momento: si tratta di 320 milioni, che complessivamente sono dovuti non solo per gli obblighi da parte del governo, ma, nella sostanza, per consentire agli stessi enti quell’adeguata manovrabilità amministrativa negli affidamenti degli incarichi per le progettazioni, da qui a fine anno, che altrimenti metterebbe in crisi l’intero impianto del bando. Occorrerà inoltre stabilire che l’anticipazione del 20% venga prioritariamente indirizzata alle attività di progettazione, al fine di favorire un carattere di unitarietà e integrazione delle misure di politica urbana previste a livello locale. Sarebbe culturalmente e socialmente delittuoso, al pari del temuto congelamento delle risorse, se venisse finanziata la realizzazione di qualche singola opera pubblica, qua e là, solo perché corrispondente a uno stato di avanzamento procedurale di questo o quel Comune, perdendo di vista il disegno di rinnovamento sociale, fisico ed economico contenuto nell’insieme delle proposte originarie.
In secondo luogo il Governo, nell’ambito delle attività di ricognizione, dovrebbe chiedere a ogni città di individuare e distinguere le opere consideranti trainanti e le funzionali a queste. A questa autodichiarazione dei Comuni dovrebbe corrispondere una precisa disposizione che riporti per tutte le 120 città beneficiarie del finanziamento (quindi comprese anche le prime 24) una definizione di opere trainanti/strategiche; opere che dovrebbero stare nel 50/60% del finanziamento ottenuto e che comporterebbero, nel caso rimanessero inattuate (in una tempistica condivisa da governo e Comuni) il congelamento, se non la decadenza, delle risorse per realizzare le restanti opere funzionali e delle economie di gara (che sono già riconosciute nelle convenzioni in essere).
Bisogna in conclusione fare in modo che il finanziamento del Bando Periferie sia una buona palestra per le città sulle migliori pratiche per costruire la trasformazione urbana. E, lavorare, profittando della rimodulazione finanziaria annunciata, per meccanismi che siano un incentivo a sostenere e migliorare la capacità di spesa delle amministrazioni locali.