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Legambiente presenta la ricerca annuale sulla qualità delle scuole italiane

Sicurezza e Sistemi di Protezione di
Scuole senza strutture per lo sport, edifici in affitto, finanziamenti a singhiozzo, sicurezza, amianto, energie rinnovabili e anagrafe: questa la mappa dei problemi


Ecosistema Scuola, la ricerca annuale di Legambiente sull'edilizia scolastica nel nostro Paese, compie dieci anni. Che cosa è cambiato rispetto al 2001? L’indagine - presentata oggi a Napoli in occasione del convegno Per un’edilizia scolastica di qualità, organizzato dall’associazione ambientalista per fare il punto sulle politiche del settore - fotografa pochi passi avanti e molte situazioni di stallo.

A cominciare dall’età avanzata di buona parte dei 42.000 edifici scolastici italiani e della conseguente necessità di investimenti in manutenzione straordinaria, dal mancato completamento dell’Anagrafe scolastica a 14 anni dal suo avvio e dall’assenza di programmazione. Dieci anni di Ecosistema Scuola restituiscono, inoltre, un divario costante nella qualità dell’edilizia scolastica di Nord, Centro, Sud e Isole.

All’indagine, che analizza i dati forniti dai Comuni capoluogo di Provincia sulla qualità delle strutture e dei servizi della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado, hanno risposto 95 dei 103 Comuni interpellati. I dati, raccolti tramite questionario, sono relativi all’anno 2008.

E’ stata accolta la costituzione di parte civile di Legambiente nel processo di Rivoli per il crollo del controsoffitto del liceo Darwin - dichiara Vanessa Pallucchi, responsabile Legambiente Scuola e Formazione -. Un riconoscimento dell’impegno profuso dall’associazione con il decennale monitoraggio di Ecosistema Scuola e del costante lavoro di stimolo alle amministrazioni a prestare forte attenzione alle politiche sull’edilizia scolastica”.

I principali miglioramenti evidenziati dal rapporto sono frutto di buone pratiche nel campo della sostenibilità, come la raccolta differenziata della carta che l’86,92% delle amministrazioni dichiara di praticare, a fronte del 39,16% del 2001. Quasi il 50% degli edifici impiega fonti di illuminazione a basso consumo (nel 2005 erano il 37%) mentre circa il 25% degli edifici utilizza altre forme di risparmio energetico (dato triplicato rispetto al 2005).

Decisamente più timidi gli interventi strutturali relativi all’utilizzo di criteri di bioedilizia per la costruzione di nuove scuole (0,34%) e di fonti di energia rinnovabile, con una media delle scuole che possiedono questo tipo di infrastruttura ferma da 5 anni intorno al 6%, dato paradossale considerati gli sviluppi del settore. Buono il dato sull’adeguamento degli edifici alle norme in materia di accessibilità: è in possesso dei requisiti il 76,59% delle scuole mentre il 13,29% ha già programmato interventi per l’eliminazione delle barriere architettoniche.

Tra le criticità pesa, innanzitutto, la necessità di investimenti molto ingenti in manutenzione straordinaria. Quasi il 50% degli edifici è stato sottoposto, infatti, a interventi di manutenzione straordinaria negli ultimi cinque anni ma ancora più del 30% necessita di interventi di manutenzione urgenti.

Ammontano a 270.840.366 € gli investimenti per la manutenzione straordinaria: una media nazionale per edificio di 42.491 €. Forti le differenziazioni fra le realtà territoriali; valori di eccellenza (per la manutenzione sia ordinaria sia straordinaria) in Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte e Toscana, mentre al Sud è significativo l’investimento della Sicilia ma per la sola manutenzione straordinaria.

Complessivamente il 60% degli edifici scolastici è antecedente al 1974. Quasi il 50% del patrimonio edilizio del Sud risale, però, a dopo il 1974 e nelle Isole il 53% (di cui quasi un 23% costruito fra il 1990 e il 2008). Al Centro poco più del 42% delle scuole sono state costruite dopo il 1974 e al Nord circa il 31% sono nate dal 1974 al 2008.

Eppure, le amministrazioni del Sud e delle Isole dichiarano la necessità di interventi di manutenzione urgenti rispettivamente per il 47,28% e per il 40,75% degli edifici scolastici, a fronte del 21,04% del Nord e del 26,42% Centro, a dimostrazione, probabilmente, che l’edilizia di ultima generazione presenta più fragilità e più necessità di manutenzione continua.

A fare la differenza, un diverso approccio politico-amministrativo nella gestione complessiva dell’edilizia scolastica, come dimostrano le somme investite nella manutenzione straordinaria: con le regioni del Nord che investono una media di 56.064 € per edificio e quelle del Sud che ne investono 18.134.

Rimane, inoltre, sostanzialmente invariato negli ultimi dieci anni il numero complessivo di edifici scolastici in affitto, sempre intorno al 5%: un indicatore di spreco nella gestione delle risorse e di edifici nati spesso con altre funzioni (conventi, abitazioni, caserme).

Scendendo nel dettaglio dei parametri adottati dalla ricerca, una delle inadeguatezze strutturali più allarmanti è l'assenza di strutture per lo sport che, oggi come nel 2001, non sono presenti in più del 40% delle nostre scuole. Anche sul fronte dei servizi, cambiano alcune condizioni a causa dell'impoverimento delle risorse trasferite ai Comuni, come il servizio di scuolabus che passa dal 70% del 2001 al 35%, con chiare ricadute negative sulla qualità della mobilità urbana.

Continuano a rimanere incomplete le risposte dedicate al rischio ambientale, a riprova della mancata cura delle rilevazioni ambientali piuttosto che dell’assenza di problemi. Da sottolineare il dato sulla vicinanza degli edifici scolastici alle industrie: sono situate a meno di un km dalle industrie ancora il 7,24% delle strutture, a testimonianza della mancata delocalizzazione delle scuole dalle aree a rischio quali sono quelle industriali.

Tra le note dolenti anche il deciso calo delle azioni di bonifica dall’amianto, realizzate solo nel 4,13% degli edifici rispetto all’8,64% del 2006, e dei casi certificati di amianto (dal 10,28% del 2006 al 5,53% del 2009) dovuto in parte alle verifiche già eseguite, in parte all’assenza di nuovi controlli, infatti è ancora alto il numero di Comuni che non rispondono nulla.

Anche quest’anno, com’è tradizione, il Centro Nord si conferma in testa alla graduatoria, stilata da Legambiente, del livello di qualità dell’edilizia scolastica delle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado.  Confermata la Toscana che con Prato (1°) e Livorno (7°) da diversi anni apre la classifica con due città tra le prime dieci, così come l’Emilia Romagna, con Parma (2°) e Modena (6°), e il Piemonte, con Biella (3°) e Asti (6°).

La prima città del Sud è Benevento, che sta al 21°posto, seguita da Lecce, che per alcuni anni è stata fra le prime dieci in classifica, slittata al 34° posto. La situazione non è molto cambiata rispetto alla prima edizione di Ecosistema Scuola, dove la prima città del Sud in graduatoria era Caserta al 25°posto, seguita a due posizioni di distanza da Reggio Calabria.

Nel divario Nord Sud, rimangono sostanziali differenze per quanto riguarda le certificazioni, con dati preoccupanti sull’assenza di alcuni tipi di certificazione in territori di particolare vulnerabilità ambientale come quelli dichiarati a rischio sismico. Nelle regioni del centro Italia (le due macro aree dichiarate più sensibili) il 73,5% delle scuole è a rischio sismico: il 51,35% di loro possiede il certificato di idoneità statica e il 98,22% fa le prove di evacuazione. Nelle regioni del Sud Italia il 65,09% delle scuole è dichiarato a rischio sismico, ma solo l’11,76% possiede il certificato di collaudo statico e solo il 62,5% fa le prove di evacuazione.

Lo scorso anno per far fronte a questa criticità - conclude il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - è stato previsto dal Governo un piano di investimenti articolato in 20 milioni di euro annui tratti dai risparmi delle cosiddette ‘spese della politica’, ma di cui ancora non si è avuto riscontro.

Inoltre, abbiamo interpretato come un buon segnale d'impegno da parte del Governo la delibera Cipe che un anno fa ha stanziato un miliardo di euro, poi ridotti a 773 milioni a seguito della parte destinata alle scuola abruzzesi dopo il terremoto, ma che purtroppo, ad oggi, ancora non  sono stati trasferiti agli enti locali per una concreta ricaduta negli interventi territoriali. Non si può pensare di riqualificare il nostro patrimonio edilizio scolastico senza un serio piano nazionale d'investimenti”.