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Luci e ombre nell’Italia dello sviluppo sostenibile

Ecologia e tutela ambientale di
Il Rapporto SDGs 2019 studia complessivamente 123 indicatori e rileva un “moderato progresso” in Italia a partire dal 2012, dopo i passi indietro fatti durante la crisi

È un quadro in chiaroscuro quello dell’Italia dello Sviluppo Sostenibile. A raffigurarla ci ha pensato l’Istat con il Rapporto SDGs 2019, che studia complessivamente 123 indicatori e rileva un “moderato progresso” in Italia a partire dal 2012, dopo i passi indietro fatti durante la crisi.

Siamo un Paese che spreca meno risorse naturali, ma consuma troppa acqua; in cui cresce l’agricoltura biologica, ma prosegue inarrestabile il consumo di suolo; che manda meno rifiuti in discarica, ma non riesce ad arrestare l’inquinamento da particolato.

Le note di merito e i punti critici

In alcuni casi i progressi sono ben visibili, come per le fonti rinnovabili che hanno superato il 17% del consumo di energia, fissato dalla strategia Europa 2020 per l’Italia, già nel 2014 e continuano a crescere ed è diminuito anche l’indicatore di intensità energetica che è passato, tra il 2000 e il 2016, da 113,2 a 98,4 tonnellate equivalenti di petrolio per 1000 euro di PIL. Nel 2017, inoltre, l’intensità di emissione di CO2 sul valore aggiunto (178,28 tonnellate per milione di euro) ha toccato il minimo storico.

Dati positivi anche per la densità di boschi e foreste: il 31,6% del territorio nazionale è coperto da boschi, la cui estensione e aumentata dello 0,6% l’anno dal 2000 al 2015, e cresce anche la loro densità in termini di biomassa (da 95 a 111 t/ha). L’Italia si colloca in posizione virtuosa in Ue per il contenuto consumo di risorse naturali, grazie anche al netto calo registrato negli ultimi quindici anni, nel 2017 è stato di 8,2 tonnellate pro capite, con notevolissimi disparita regionali. In agricoltura continua ad aumentare la superficie investita in coltivazioni biologiche e diminuisce l’impiego dei fitofarmaci, ma aumentano anche le emissioni di ammoniaca, tornate ai livelli del 2010, e non diminuisce l’impiego dei fertilizzanti.

Note negative si registrano nelle risorse idriche. L’Italia presenta, infatti, il maggiore prelievo di acqua per uso potabile pro capite tra i 28 Paesi dell’Unione europea: 156 metri cubi per abitante nel 2015. L’efficienza della rete di distribuzione dell’acqua potabile è in peggioramento. Nel 2018 il 10,4% delle famiglie italiane lamentano irregolarità nel servizio di erogazione dell’acqua nelle loro abitazioni. Battuta d’arresto nella riduzione del livello di inquinamento atmosferico da particolato e un terzo delle famiglie è ancora insoddisfatta per l’utilizzo dei mezzi pubblici. Nonostante i numerosi segnali positivi relativi alla gestione dei rifiuti, l’Italia e ancora indietro rispetto ai target di raccolta differenziata stabiliti dalla normativa.

In Europa, le emissioni di gas serra ed altri gas climalteranti pro capite registrano una lieve diminuzione tra il 2015 ed il 2016, con 8,7 tonnellate pro capite. Analoga la flessione in Italia (7,2 ton pro capite), dove le emissioni di gas serra sono in diminuzione dal 2005. Il consumo di suolo continua ad avanzare (14 ettari al giorno nel 2017), e continuano a diffondersi le specie alloctone invasive (in media, più di 11 nuove specie introdotte ogni anno dal 2000 al 2017). La spesa pubblica pro capite per la protezione delle biodiversità e dei beni paesaggistici si è ridotta di circa venti euro pro capite negli ultimi dieci anni.

In questa edizione del Rapporto viene presentata anche una valutazione complessiva dei livelli di sviluppo sostenibile nelle Regioni. La geografia dello sviluppo sostenibile vede il Nord in una situazione più favorevole rispetto al resto del Paese. Tra le aree del Paese dove la situazione descritta dagli indicatori SDGs è più favorevole emergono Trento, Bolzano, la Valle d’Aosta, la Lombardia, il Friuli Venezia Giulia, l’Emilia Romagna. Se si considera il profilo medio alto a queste regioni si aggiungono anche Toscana e Piemonte. La più alta concentrazione di indicatori nell’area di difficoltà si evidenzia in Sicilia, Calabria e Campania.