Il mercato delle macchine per costruzioni ha conosciuto un boom nel 2022, mentre nel 2023 si è registrata una lieve flessione. Cosa ci dobbiamo aspettare per quest’anno? Ce lo dice il rapporto previsionale per il 2024 elaborato da Unacea (Unione nazionale macchine per costruzioni) e da Cer (Centro Europa ricerche).
L’analisi indica un trend in flessione in alcuni dei segmenti del settore, che per l’anno in corso potrebbe seguire un rallentamento fisiologico del ciclo delle costruzioni, che resta comunque nel complesso robusto. Le stime sono state presentate a Veronafiere, nel corso del SaMoTer Day, in vista della 32ª edizione del Salone internazionale sulle macchine per costruzioni, in programma dal 6 al 9 maggio 2026.
A livello macroeconomico, il 2024 registra tendenze globali in parte contrastanti, descritte da Stefano Fantacone, direttore scientifico del Cer. “Le prospettive di crescita dell’economia globale sono previste in crescita nel biennio 2024-25, anche se restano comunque deboli e con tensioni internazionali che generano incertezza, dalla guerra in Ucraina alla situazione nel Mar Rosso, fino alla competizione economica fra Cina e India nel quadrante asiatico e al rallentamento della Germania - dichiara Fantacone -. Allo stesso tempo, in Italia il Pil dovrebbe crescere dello 0,9% nel 2024, che è una crescita contenuta, ma pur sempre superiore al dato medio pre-Covid”. Anche il sentiment relativo alla fiducia delle imprese di costruzioni, per quanto in calo rispetto al 2023 (da 105,9% a 105%), resta alto, complici le prospettive della staffetta fra Superbonus e Pnrr, il Programma nazionale di resilienza e ripartenza, che nel prossimo biennio (2025-26) dovrebbe registrare un’accelerazione molto marcata, contribuendo al rilancio del settore.
Se il 2023 per le macchine per costruzioni è stato un anno di leggera flessione rispetto all’anno precedente (-3,1%, ma il dato potrebbe essere complessivamente rivisto in ottica meno negativa), si è collocato comunque su livelli più elevati del 47% rispetto ai volumi di cinque anni prima, pari a 9mila macchine in più. Molto positivi nel 2023 i risultati per macchine stradali (+31,9%) e macchine in calcestruzzo (8,3%). Aumento delle vendite anche per i sollevatori telescopici, che hanno messo a segno un +1,8%. Fra le macchinemovimentazione terra (-5,3%), performance lusinghiere per apripista (+53%), mini pale compatte (+15,6%) e dumper (+10%), mentre segnano contrazioni rilevanti terne (-20,9%), pale gommate (-12,2%) ed escavatori cingolati (-9%).
Macchine per costruzioni: il parere degli esperti
“Il 2024 sarà un anno di ulteriore consolidamento - spiega Fantacone - con un rallentamento delle vendite rispetto al punto massimo del 2022, ma sempre molto al di sopra del 2021 e con una previsione del Cer che colloca la dimensione di equilibrio delle vendite fra i 27.500 e le 28.000 unità”. Più in dettaglio, le macchine per costruzione dovrebbero sfiorare le 27.300 unità (-4,9% sul 2023; nel 2022 ne furono vendute 29.613), mentre le macchine movimentazione terra dovrebbero, nel 2024, avvicinarsi a 22.700 unità vendute. Giù le vendite dei telescopici a 2.763 unità (-4,8% sul 2023), le macchine stradali (-10,4% sull’anno precedente) e le macchine per calcestruzzo (-3,6% sul 2023).
La sostenibilità come driver. Dalla tavola rotonda moderata dal direttore di Unacea, Luca Nutarelli, alla quale hanno partecipato David Bazzi, amministratore delegato Komatsu Italia Manufactoring, Stefania Casturà, sales marketing manager di Cgt spa, e Mario Spinelli, amministratore delegato Wirtgen Macchine, è emerso chiaramente il ruolo del fattore sostenibilità, che sarà uno dei driver dell’innovazione e una spinta agli investimenti in futuro. Sotto la lente, infatti, anche se solo per categorie ben definite di prodotti di piccole e medie dimensioni in uso nelle grandi città e prevalentemente in aree dove la sensibilità green è più sentita (Ue e Nord Europa), lo sviluppo di motori elettrici per limitare l’impatto ambientale, ma anche di soluzioni tecnologiche per tagliare le emissioni di CO2.
Sullo sfondo, tuttavia, restano alcuni elementi di incertezza, dai tassi di interesse alle Zes (Zone di economia speciale) delineate per il Centro-Sud dell’Italia fino all’allungamento dei tempi di consegna per fattori esogeni e connessi alle tensioni geopolitiche internazionali. Non mancano, però, segnali di fiducia. “Da tre anni la produzione di materiali bituminosi in Italia si assesta fra i 30 e i 35 milioni di tonnellate, vicino cioè ai 40 milioni di tonnellate, vale a dire il livello pre-crisi del 2008”, puntualizza Mario Spinelli.
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