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No alla centrale per la progettazione delle opere pubbliche

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È la dura presa di posizione del settore delle professioni tecniche afferenti al mondo ordinistico e confindustriale che definiscono inaccettabile l'ipotesi contenuta nella bozza di legge di bilancio

L’ipotesi della creazione di una nuova Italstat per la progettazione delle opere pubbliche, contenuta nella bozza di legge di bilancio, è inaccettabile. È questa la dura presa di posizione del settore delle professioni tecniche afferenti al mondo ordinistico e confindustriale, che definiscono inaccettabile l'ipotesi contenuta nella bozza di legge di bilancio, su intenzione del Ministero dell’economia e finanze, in base alla quale l'Agenzia del Demanio potrebbe assumere la veste di progettista di opere pubbliche, stazione appaltante e soggetto di committenza delegata da parte di altre Amministrazioni.

La Rete delle Professioni Tecniche e l’OICE, l’Associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria, al fine di garantire la qualità delle prestazioni professionali e la trasparenza nel processo di esecuzione delle opere pubbliche, ritengono che sia necessario puntare ad una chiara distinzione tra controllori e controllati, riservando ai liberi professionisti e alle società di ingegneria la progettazione ed ai pubblici dipendenti il controllo del processo di esecuzione delle opere pubbliche, dalla programmazione al collaudo. Ciò nella consapevolezza che le norme che, sino ad adesso, hanno provato ad invertire i ruoli, affidando la progettazione interna alle stazioni appaltanti ed attribuendo, contestualmente, ai liberi professionisti e alle società di ingegneria, competenze in materia di verifica dei progetti, hanno puntualmente fallito, alimentando varianti in corso d’opera, contenziosi ed incompiute.

Per questi motivi la Rete delle Professioni Tecniche e l’OICE sono contrari alla proposta di creare un nuovo immenso carrozzone pubblico, facilmente schiavo della politica, che non potrebbe assicurare la qualità delle prestazioni professionali, garantite dalla concorrenza e dal mercato.

Tutto ciò, alla vigilia dell’entrata in vigore del BIM appare quasi grottesco: invece di investire risorse per un corposo piano di formazione delle stazioni appaltanti che dovranno imparare a “leggere” i nuovi progetti in BIM, ci si attiva per centralizzare l'attività progettuale mettendo all'angolo gli operatori privati che investono in formazione, innovazione, ricerca per competere sul mercato.

Una norma come quella prevista nella legge di bilancio rischierebbe di dare uno schiaffo ai progettisti italiani in un momento in cui tutta la filiera ordinistica e imprenditoriale sta cercando, con forza e determinazione, di superare la grave crisi del settore dei lavori pubblici.

Nessuno nega l’esigenza di rafforzare i ruoli tecnici delle Amministrazioni, ma ciò va fatto per le fondamentali fasi di programmazione e controllo del processo di esecuzione delle opere pubbliche e non per attività di progettazione in house, rischiando di riproporre modelli statalisti, certamente anacronistici, più onerosi e senza eguali in Europa.