Il lavoro va pagato. A tutti i livelli. E il buon esempio dovrebbe venire dall’alto, ma spesso non è così. Il riferimento è ai ritardi nei pagamenti delle Pubbliche Amministrazioni alle imprese.
L’Ace non ci sta: le imprese creditrici di Umbria, Sicilia e Sardegna si sono riunite a Roma per chiedere certezza dei pagamenti e tutela del lavoro di oltre 3500 famiglie. Il presidente Gabriele Buia ha lanciato un appello accorato a Governo e Parlamento per tutelare tutte le imprese che, a causa della crisi del settore e dei grandi gruppi, sono in attesa di essere pagate.
Le parole del presidente Buia
“Tutte le imprese meritano stessa dignità”, ha commentato Buia, chiedendo al più presto di “approvare e rendere immediatamente operativa la norma contenuta nel dl crescita che prevede la costituzione di un Fondo salva opere a tutela delle imprese della filiera vittima della crisi dei grandi gruppi”. Norma che, avverte Buia, “senza costi aggiuntivi per le imprese, deve essere in grado di garantire il pagamento dei lavori già realizzati e di proseguire le opere in corso che rischiano altrimenti di rimanere incompiute”. Solo così, aggiunge il Presidente dei costruttori, “si tutelano veramente le imprese e i loro lavoratori, non certo con dibattiti e polemiche sterili”.
Una richiesta, questa, sulla quale, avverte Buia, “saremo ferrei: non sono ammissibili passi indietro, né soluzioni di compromesso che non garantiscano certezza dei pagamenti e sopravvivenza delle imprese”. Istanze ribadite dai rappresentanti Ance, Corrado Bocci (Umbria e Marche) e Simona Pellegrini (Sardegna), e dai comitati creditori del territorio, Salvo Ferlito e Piero Iacuzzo (Sicilia), che hanno ricordato l’ampiezza del fenomeno da loro registrato, che coinvolge quasi 170 imprese, circa 3600 lavoratori, per un valore complessivo di quasi 110 milioni di crediti ancora da pagare.