I dati sulle aperture e sulle chiusure delle partite IVA sono particolarmente utili per farsi un’idea sullo stato di salute dell’imprenditoria in Italia. Diamo allora un’occhiata all’Osservatorio trimestrale del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Nel periodo in esame sono state aperte 186.019 nuove partite Iva, in aumento rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente (+15,3%). Il confronto mese su mese mostra che l’aumento è concentrato nel mese di marzo 2021 (+105,7%), poiché il mese di marzo 2020 era stato caratterizzato dall’inizio della crisi Covid.
La distribuzione per natura giuridica mostra che il 72,6% delle nuove aperture di partita Iva è stato operato da persone fisiche, il 18,9% da società di capitali, il 3,4% da società di persone; la quota dei “non residenti” e “altre forme giuridiche” è pari al 5,1% del totale delle nuove aperture. In particolare, gli avviamenti operati da soggetti non residenti sono oltre il triplo dello scorso anno, fenomeno legato alla costante espansione dei servizi di e-commerce. Rispetto al primo trimestre del 2020, tutte le forme giuridiche evidenziano aumenti di avviamenti, ad iniziare dalle Società di Capitali (+18,5%).
Riguardo alla ripartizione territoriale, il 46,7% delle nuove aperture è localizzato al Nord, il 20,8% al Centro e il 31,9% al Sud e Isole. Il confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente evidenzia incrementi in quasi tutte le regioni: i principali riguardano Veneto (+39,5%), Friuli (32,8%) e Lombardia (+21,3%), le regioni che avevano subito per prime le restrizioni della crisi Covid nel 2020. Solamente la Val d’Aosta (-5,6%) e la provincia di Bolzano (-0,4%) accusano cali di aperture.
In base alla classificazione per settore produttivo, le attività professionali registrano il maggior numero di avviamenti di partite Iva, con il 20,8% del totale, seguite dal commercio (20,1%) e dalle costruzioni (9,8%). Rispetto al primo trimestre del 2020, si registra un incremento generalizzato di quasi tutti i settori, in particolare con riferimento alle attività finanziarie, (+35,2%) e al commercio (+34,1%). Nel contesto della crisi pandemica, continua l’andamento negativo per i settori relativi ad alloggio e ristorazione (-25,3%), per l’istruzione (-9,6%), gli altri servizi (-8,1%) e per le attività sportive e di intrattenimento (-4,7%).
Relativamente alle persone fisiche, la ripartizione di genere mostra una sostanziale stabilità: maschi al 61,3%. Il 50,2% delle nuove aperture è stato avviato da giovani fino a 35 anni ed il 30% da soggetti appartenenti alla fascia dai 36 ai 50 anni. Rispetto al corrispondente periodo del precedente anno, tutte le classi di età registrano degli incrementi, in particolare la classe più giovane evidenzia un aumento del 16,2%. Analizzando il Paese di nascita degli avvianti, si evidenzia che il 14,8% delle aperture è operato da un soggetto nato all’estero, dato lievemente più basso rispetto agli ultimi trimestri.
Nel periodo in esame 91.786 soggetti hanno aderito al regime forfetario, pari al 49,3% del totale delle nuove aperture, con un incremento del 10,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Quante partite IVA sono state chiuse?
Nel particolare contesto di crisi pandemica attuale, è opportuno fare un cenno anche ai dati delle chiusure di partita Iva avvenute nel corso del 2020, da considerarsi ora pressoché definitivi. Nel periodo gennaio-dicembre 2020 risultano 333.495 chiusure, rispetto alle 429.478 riscontrate nel corso del 2019. Pertanto, il dato del 2020, contrariamente all’atteso incremento delle chiusure per effetto della crisi economica generata dalla situazione sanitaria, mostra invece il 22% di chiusure in meno rispetto al 2019. Tali dati sembrano mostrare che le misure di sostegno alle Partite Iva messe in campo nel corso del 2020 abbiano avuto l’effetto di limitare le cessazioni di attività.