Patente a crediti: la protesta degli archeologi

di Marco Zibetti
L’ANA ha evidenziato criticità legate alla scorretta interpretazione della norma sulla patente a crediti e sul riconoscimento delle professioni intellettuali

L’introduzione della patente a crediti sta generando qualche preoccupazione tra i professionisti del settore tecnico e culturale. Prova ne è il caso degli archeologi. Andiamo a scoprire cosa chiedono.
L’Associazione Nazionale Archeologi (ANA) ha evidenziato criticità legate alla scorretta interpretazione della norma, in particolare per quanto riguarda il riconoscimento delle professioni intellettuali.

Cosa significa professioni intellettuali?

Le professioni intellettuali si caratterizzano per l’elevata complessità, la discrezionalità e la competenza specialistica necessarie per svolgerle. A differenza delle mansioni standardizzate, le attività intellettuali richiedono soluzioni personalizzate basate sull’esperienza e sulla preparazione del professionista. Lo ha ribadito anche il Consiglio di Stato con la sentenza n. 1234/2022, specificando che l’esecuzione di operazioni materiali non pregiudica la natura intellettuale di una prestazione.
In Italia, l’archeologo, come definito dal D.M. 244/2019 (che nell’allegato 2 esplicita “… professione di elevato contenuto intellettuale e di notevole complessità…”) e ribadito dal Consiglio di Stato nella sentenza n. 1234 del 21 febbraio 2022, è un professionista che opera con discrezionalità e competenza, elementi tipici delle professioni intellettuali. Inoltre, nel Codice dei Contratti Pubblici (D.Lgs. 31 marzo 2023, n. 36), l’archeologia è equiparata ai servizi di ingegneria e architettura. Questo riconoscimento rende ancora più incomprensibile l’inclusione degli archeologi nel campo di applicazione della patente a crediti.

Distinzione tra cantieri edili e cantieri archeologici

Un altro fattore, che valorizza la posizione di ANA, è che gli interventi di scavo archeologico sono regolati da specifiche certificazioni (OS/25) e coinvolgono professionisti che operano in un regime distinto rispetto a quello edile. Inoltre, anche nei cantieri archeologici, l’attività dell’archeologo rimane di natura intellettuale, come sancito dalla normativa vigente e come chiarito dal documento INAIL “Sicurezza & Archeologia” e dal Codice Ateco.

Le criticità della “Patente a Crediti”

L’introduzione della Patente a Crediti, pensata per rafforzare la sicurezza nei cantieri edili, ha generato confusione e interpretazioni errate, penalizzando professionisti come gli archeologi. La circolare INL n. 4/2024 ha escluso esplicitamente le professioni intellettuali dall’applicazione della normativa, includendo ingegneri, architetti e geometri. Tuttavia, nonostante i chiarimenti forniti, alcune FAQ pubblicate dall’INL riportavano indicazioni imprecise, suggerendo che anche gli archeologi fossero soggetti alla Patente.
L’ANA ha prontamente segnalato l’errore, ottenendo solo parziali rettifiche da parte dell’INL. Nonostante ciò, i professionisti continuano a subire pressioni da parte delle committenze, che minacciano mancati pagamenti o l’esclusione da incarichi futuri in caso di mancata conformità alla normativa.

La posizione di Confprofessioni

Confprofessioni sostiene fermamente la necessità di salvaguardare il riconoscimento delle professioni intellettuali. Il presidente, Marco Natali ha dichiarato: “L’applicazione impropria della Patente a Crediti rischia di compromettere il riconoscimento normativo e il valore delle professioni intellettuali. Non possiamo permettere che una normativa pensata per tutelare la sicurezza nei cantieri venga utilizzata per penalizzare professionisti altamente qualificati come gli archeologi”.

Un appello al dialogo e alla chiarezza normativa

Confprofessioni e ANA chiedono un intervento chiaro e tempestivo da parte delle istituzioni per risolvere queste criticità, prevenendo il rischio che altre professioni tecniche possano trovarsi in situazioni simili. È fondamentale che le normative rispettino e valorizzino il ruolo delle professioni intellettuali, garantendo al contempo la sicurezza nei cantieri.
Questa vicenda rappresenta un caso emblematico delle sfide che le professioni intellettuali affrontano nel panorama normativo italiano, richiamando l’attenzione sulla necessità di un dialogo costruttivo e costante tra istituzioni e categorie professionali.


Questo sito utilizza i cookies per offrirti un'esperienza di navigazione migliore. Usando il nostro servizio accetti l'impiego di cookie in accordo con la nostra cookie policy.