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Professioni: la protesta attraverso gli Stati Generali

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Professioni: la protesta attraverso gli Stati Generali
La manifestazione, trasmessa online su tutti i social network, è necessaria per far sentire al Governo il malessere della categoria. Scopriamo i motivi della mobilitazione

Oggi, giovedì 4 giugno, è giorno di mobilitazione per i Professionisti italiani. Il Comitato Unitario delle Professioni e la Rete delle Professioni Tecniche, infatti, hanno convocato gli Stati Generali. Il motivo è presto detto. Prima l’esclusione dai contributi a fondo perduto. Poi, l’impossibilità di ottenere il bonus da 600 a 1000 euro ad aprile e maggio per coloro che lo hanno ottenuto a marzo. Così, a pochi giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del DL “Rilancio”, le tutele attese dai professionisti sono evaporate.

La protesta dei Professionisti nel dettaglio

La manifestazione, trasmessa online su tutti i social network, a partire dal canale YouTube delle Professioni Italiane, è necessaria per far sentire al Governo il malessere di una componente produttiva essenziale del Paese e quindi far correggere il decreto durante il passaggio parlamentare della conversione in legge. Quelle degli studi professionali, infatti, sono state ritenute attività essenziali e in quanto tali escluse dall’elenco delle chiusure imposte per legge durante il periodo di lockdown per prevenire e arginare i contagi da Covid-19. “Si tratta di un’inaccettabile discriminazione per 2,3 milioni di professionisti - commentano la Presidente del Cup, Marina Calderone, e il Coordinatore della Rete, Armando Zambrano - e contro la quale ci batteremo in ogni modo”.

Nei mesi precedenti gli iscritti agli ordini, come tutti gli altri lavoratori, hanno subito le conseguenze della pandemia (pagando in certi casi con la loro vita per esercitare la propria professione), prima, e della crisi economica, dopo. L’esclusione dalle tutele, siano esse bonus o contributi a fondo perduto, è in ogni caso inaccettabile, sia che si guardi al professionista come un lavoratore della conoscenza, sia che lo si guardi come titolare di un’attività economica a tutti gli effetti. Sin dal 2003 la Commissione Europea, con la Raccomandazione 2003_361_CE del 6 maggio 2003, ha equiparato, nella sostanza, il professionista ad una piccola e media impresa. Indirizzo recepito a livello normativo anche in Italia con il Jobs Act Autonomi (Legge 81/2017).

Dalle ore 10.30 alle 12.30, i vari presidenti degli ordini, insieme ai principali leader di partito e a giornalisti economici, presenteranno e discuteranno il Manifesto delle Professioni per la ripartenza: un documento diviso per punti, che ricorderà al Paese e soprattutto al Governo il ruolo sussidiario che già oggi esercitano le Professioni e che ancora di più intendono valorizzare in un momento di incertezza come la c.d. Fase 2, dove molte attività non riescono ancora ad aprire per difficoltà di rispettare i protocolli della sicurezza sul lavoro, oppure perché non riescono ad ottenere dalle Banche i prestiti garantiti dallo Stato necessari per riavviare la produttività.

Soprattutto in quest’ultimo delicato ambito, le professioni dell’area giuridico-economico-contabile-tecnica sono ogni giorno con senso di responsabilità al fianco delle imprese per evitare che queste, in assenza di liquidità, si rivolgano alla criminalità organizzata per avere risorse finanziarie. Un lavoro quotidiano e silenzioso, che non di rado subisce degli attacchi mediatici ingiustificati, frutto della scarsa conoscenza del contributo di legalità che tutte le professioni esprimono quotidianamente nell’esercizio della loro attività.