L’apprendistato ha lo scopo di favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, ma necessita di un rilancio. Ne ha parlato Confprofessioni, organizzazione di rappresentanza dei liberi professionisti italiani, in audizione alla Commissione Lavoro del Senato.
“La nostra Confederazione - spiega il presidente Gaetano Stella - sostiene da sempre l’apprendistato duale in tutte le sue forme e siamo stati tra i promotori dell’istituzione dell’apprendistato di terzo livello, finalizzato all’accesso alla professione. Ma bisogna snellire le procedure burocratiche per renderlo davvero efficace”.
Per Confprofessioni, dunque, serve a favorire l’acquisizione delle competenze necessarie nel contesto professionale. Il d.lgs n. 81/2015 ha infatti previsto la possibilità di assumere i giovani che devono svolgere il praticantato per accedere alle professioni con un contratto di apprendistato. Questa tipologia contrattuale può garantire tutele e diritti ai giovani, ai quali si applica la disciplina dei contratti collettivi, come nel caso del CCNL Studi professionali, con le misure di welfare e di assistenza che sono da essi previste.
“I giovani hanno pagato un prezzo molto alto dalla pandemia. La questione è ancora più problematica se si guarda al mondo del lavoro autonomo e professionale - aggiunge Stella -. Il PNRR può essere l’opportunità per mettere a terra gli strumenti migliori per un’efficace politica di inclusione dei giovani nel mercato del lavoro”. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza individua due direttrici in questo senso: da un lato il potenziamento delle competenze e dall’altro un nuovo programma di politiche attive. “In ogni caso, la formazione costituirà un canale privilegiato per l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro”.
Come rilanciare l’apprendistato per i professionisti?
“In quest’ottica, l’apprendistato di terzo livello ha grandi potenzialità, ma devono essere rimosse le difficoltà operative che ne ostacolano l’utilizzo - prosegue il presidente di Confprofessioni -, perché attualmente la regolamentazione e il processo attuativo dipendono da una pluralità di competenze istituzionali che lo rendono poco appetibile per imprese e professionisti. Occorre quindi semplificare le regole, diffondere le best practices e spingere le istituzioni formative ad adoperarlo. Per Confprofessioni è questa la leva strategica per la formazione dei futuri professionisti”.
Un altro tema cruciale per la Confederazione è quello delle aggregazioni tra i professionisti. “I giovani hanno meno risorse economiche per dare vita a strutture articolate e complesse come quelle richieste dalle aggregazioni professionali. La politica deve intervenire con risorse strategiche mirate alla detassazione delle start-up costituite dai giovani nella forma di Società tra professionisti”, puntualizza Stella.
Per quanto riguarda infine le politiche attive, per Confprofessioni bisogna istituire sportelli dedicati al lavoro autonomo presso i centri per l’impiego, una misura che potrebbe anche favorire una maggiore sinergia tra il settore libero-professionale e le agenzie. “Ma un’efficace riforma delle politiche attive - conclude Stella - non può che passare dallo snellimento delle strutture e delle procedure, oltre che dall’abilitazione di moduli sussidiari per fare leva sulle competenze offerte dalle forze sociali”.
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