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Quanta energia è stata consumata nel 2018 in Italia?

Energie rinnovabili di
Il confronto con il 2017 è particolarmente interessante. Da questo emergono alcuni segnali di criticità, in particolare riguardo agli obiettivi di decarbonizzazione che il Paese si è dato

L’Analisi trimestrale del sistema energetico italiano curata dall’ENEA rivela per il 2018 dati interessanti e anche alcuni segnali di criticità. Vediamo quanta energia è stata consumata in Italia rispetto al 2017.

Si segnala un aumento dell’1%, sostanzialmente sulla spinta dei trasporti, mentre si registra un balzo in avanti della produzione idroelettrica (+31%) e un calo dei consumi di gas (-3,3%) e delle emissioni di anidride carbonica (-2%).

È in calo, per la prima volta in 10 anni, la produzione da eolico e fotovoltaico (-3%). Inoltre, permane una forte incidenza delle fonti fossili, pari al 75% del totale, mentre le fonti green si attestano al 20% del mix energetico (un punto percentuale in più rispetto al 2017).

“Il rapido incremento dei consumi dei prodotti petroliferi nei trasporti (+4%) ha di fatto controbilanciato il calo delle altre fonti fossili; inoltre, l’aumento delle rinnovabili elettriche (+12%) è un dato positivo solo in apparenza, in quanto legato a un fattore congiunturale quale la ripresa dell’idroelettrico”, spiega Francesco Gracceva, l’esperto che coordina l’analisi ENEA.

In questo scenario diventa più complesso raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione che il Paese si è dato. Il problema è che sono ormai quattro anni che i consumi di energia si muovono sostanzialmente in parallelo con la crescita economica, mentre un elemento centrale della decarbonizzazione è rappresentato da un aumento dei consumi energetici molto più contenuto rispetto al PIL”, aggiunge Gracceva.

A conferma di queste criticità è il nuovo peggioramento dell’indice ENEA ISPRED (-8% su base annua), che valuta l’andamento del sistema energetico nazionale sulla base di tre elementi-chiave: sicurezza energetica, prezzi ed emissioni di anidride carbonica. “Il netto peggioramento degli indicatori relativi alle fonti rinnovabili all’interno dell’ISPRED è un segnale del rischio che l’Italia non riesca a raggiungere il target del 30% di rinnovabili al 2030; e lo stesso rischio riguarda gli obiettivi di riduzione delle emissioni”, conclude Gracceva.

Sul fronte prezzi, l’energia nel 2018 ha registrato significativi aumenti medi al dettaglio per effetto delle dinamiche sui mercati internazionali; in particolare, i prezzi dell’elettricità per i clienti domestici hanno toccato nel 2018 i massimi dell’ultimo decennio, mentre per le utenze industriali piccole e medie i prezzi sono risultati tra i più elevati dell’Ue. Ha fatto eccezione la grande industria, che ha beneficiato dell’introduzione degli sgravi per i consumatori energivori. A partire dalla fine del 2018, tuttavia, si è verificato un progressivo drastico calo dei prezzi all’ingrosso, che ha iniziato a produrre effetti positivi sui consumatori nel 2019.

Fra i segnali che destano preoccupazione anche il crescente disavanzo commerciale del nostro Paese nelle tecnologie collegate alla transizione energetica. In particolare, il disavanzo per la mobilità low carbon ha raggiunto la cifra di 1,2 miliardi di euro (periodo gennaio-novembre 2018), sostanzialmente per l’acquisto di veicoli ibridi.