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Recovery Plan: per i costruttori, le regole sono da cambiare

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Recovery Plan: per i costruttori, le regole sono da cambiare
Secondo l’Ance, la proposta di Recovery Plan elaborata dal Governo non appare in grado di delineare un progetto di trasformazione e rilancio del Paese

Il Recovery Plan, ovvero il grande piano per rilanciare l’Italia dopo la crisi causata dalle misure restrittive ideate per contenere la diffusione del Covid-19, sta tenendo banco. Sul tema sono intervenuti anche i costruttori, rappresentati dall’Ance, in audizione alla Camera. Ecco cos’è emerso.

Il Presidente Buia ha evidenziato, in premessa, che a più di sei mesi dall’Accordo raggiunto in Europa, la proposta di Piano elaborata dal Governo non appare in grado di delineare un progetto strutturale e organico di trasformazione e di rilancio del Paese. Così come concepito finora, infatti, si limita ad elencare una serie di linee di intervento, alle quali vengono assegnate somme più o meno importanti, ma senza individuare un metodo di lavoro e i passaggi necessari per arrivare a quelle riforme strutturali che l’Europa ci chiede e che il nostro Paese aspetta da decenni. Riforme indispensabili per riuscire a cogliere il reale spirito del programma Next generation EU e dunque per porre le basi per un Italia diversa, equa, sostenibile, digitale, rinnovata e con una PA efficiente: necessaria se si vuole crescere.

Siamo infatti tutti consapevoli che questa partita, decisiva per il nostro futuro e soprattutto per quello delle nuove generazioni, si deve giocare per vincere e non solo per non perdere. Occorrono quindi decisioni immediate, lungimiranti e coraggiose in grado di mettere al centro della nostra azione la creazione di lavoro e nuove opportunità di sviluppo e di crescita sociale ed economica.

In questa sfida, il settore delle costruzioni può e deve svolgere un ruolo centrale per la realizzazione del Piano. E non a caso è protagonista materiale di gran parte delle linee di intervento individuate, per il raggiungimento degli obiettivi fissati in termini di sostenibilità, di coesione sociale e di rilancio dell’economia e gli vengono destinate circa la metà delle risorse complessive previste.

Ma con le regole e il modello decisionale attualmente in vigore, meno del 50% del Piano potrà essere realizzato. Se non si interviene subito cambiando radicalmente il sistema, si rischia ancora una volta di non riuscire a utilizzare i finanziamenti. Gli ultimi anni sono costellati di esempi di questa incapacità: dopo 7 anni, abbiamo speso solo il 6% del Fondo Sviluppo e Coesione e il 40% dei Fondi strutturali europei. Della legge di bilancio 2017 a Dicembre del 2020 sono state bandite le gare per utilizzare le risorse disponibili.

Le 3 linee d’intervento secondo l’Ance

E’ dunque necessario individuare i passi da compiere in tempi rapidi. Al riguardo, ha indicato tre linee di intervento:

1. Metodo di Governance

Occorre un radicale ripensamento del sistema decisionale. Con responsabilità chiare, catena decisionale ben definita, tempi contingentati e eliminazione di sovrapposizioni e doppi passaggi.

2. Procedure snelle e un quadro  di risorse disponibili e immediatamente spendibili

Per poter realizzare un grande “Piano Italia” di investimenti territoriali, veloce nell’attuazione e orientato alla sostenibilità ambientale e sociale, occorre ricondurre ad un’unica procedura i molteplici programmi di spesa previsti nel Piano e destinati agli enti locali.

Per quanto riguarda gli interventi di livello nazionale, bisogna mettere fine alla giungla dei programmi e delle procedure ministeriali e alla babele dei pareri e veti incrociati delle Amministrazioni statali nell’attivazione delle risorse e rendere subito disponibili le risorse stanziate. Il Codice degli appalti, come dimostrano il frequente ricorso alle figure commissariali e le continue deroghe, ha fallito il suo compito e sarebbe ora di voltare pagina.

Occorre adottare un sistema di regole snello, chiaro ed efficace, con un nuovo Regolamento espressamente dedicato ai lavori pubblici, e distinto da quello per i servizi e le forniture.

3. Programmi prioritari

La prima priorità riguarda un grande piano di rigenerazione urbana per ripensare e adattare le nostre città alle nuove esigenze sociali, economiche e tecnologiche, la seconda fa riferimento a un vero piano di messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture, la terza è relativa alla proroga del superbonus 110%, l’ultima alla digitalizzazione. A queste priorità, si aggiungono due priorità di intervento sistemico su Riforma Pa e Giustizia.