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Ricostruzione: parla il commissario Giovanni Legnini

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Ricostruzione: parla il commissario Giovanni Legnini
A frustrazione s’è aggiunta frustrazione, perché mentre la ricostruzione non decollava, si è abbattuta sul Paese e sulle zone terremotate l’emergenza sanitaria

Giovanni Legnini, da febbraio commissario alla ricostruzione dei territori del Centro Italia colpiti dal sisma, sapeva di ereditare una situazione complessa e di dover svolgere un compito altrettanto difficile.

Le aspettative elevate delle popolazioni di una parte così consistente del nostro Paese, spalmata su quattro regioni (Abruzzo, Lazio, Umbria, Marche) sono se possibile acuite dalla frustrazione per un percorso che ha visto finora ben pochi progressi. A frustrazione si è aggiunta frustrazione, perché a poche settimane dalla nomina di Legnini si è abbattuta, sul Paese e sui territori da ricostruire, l’emergenza sanitaria e il conseguente lockdown,che ha bloccato pratiche e cantieri.

Il 24 agosto scorso ricorreva il quarto anniversario della scossa sismica più terribile, quella che devastò Amatrice e altri borghi dell’Appennino. Ma altro sarebbe dovuto arrivare, nell’ottobre e nel gennaio seguenti altre scosse causarono ingenti danni in tutte e quattro le regioni. A quattro anni dagli eventi, i dati sulla ricostruzione (aggiornati al 30 giugno) sono impietosi. Delle circa 14mila domande di accesso ai contributi, finora ne sono state accolte 5300. Parliamo del 6,5% degli edifici danneggiati. Le restanti sono in lavorazione, ma anche aggiungendole si arriva appena al 16%. Non si può dire che la ricostruzione pubblica sia messa meglio: sono stati ricostruiti o riparati appena 86 edifici sui circa 1500 danneggiati. Per quanto riguarda le chiese, siamo a 100 su 942.

I primi mesi di incarico Giovanni Legnini li ha spesi, nonostante le limitazioni dovute all’emergenza sanitaria, per un capillare ascolto dei territori, a cominciare dai sindaci. Sono state promosse e approvate importanti norme e introdotte regole che puntano a velocizzare l’approvazione delle pratiche e i cantieri. Tra queste l’ordinanza 100 del maggio scorso, che attribuisce ai professionisti il compito di autocertificare le conformità urbanistiche, determinare l’importo del contributo e stabilisce i tempi massimi per i compiti dei Comuni e degli uffici speciali. Legnini confida anche nelle norme approvate attraverso i Decreti Semplificazioni e Rilancio, che consentono una velocizzazione delle procedure degli appalti e gli conferiscono poteri speciali per le situazioni più critiche.

Legnini fa il punto della situazione

Il commissario Legnini ha dichiarato: “E’ a tutti noto che la ricostruzione nelle quattro Regioni del Centro Italia è stata sin qui caratterizzata da una lentezza non più sostenibile, da ultimo aggravata dall’emergenza Covid. Le cause di tale lentezza sono molteplici e cambiare le regole non era più procrastinabile. E’ per questo che in questi mesi abbiamo ridisegnato la regolazione dei processi per tutti gli attori della complessa governance centrale, regionale e locale, fino alle professioni tecniche, la cui funzione è essenziale per garantire qualità e speditezza del processo ricostruttivo. Siamo adesso arrivati ad un punto di svolta che va compiuto e lo faremo prima della seconda delle tragiche ricorrenze, quella del 26 ottobre. Il Governo ed il Parlamento hanno a loro volta messo in campo nuovi strumenti e risorse. Le nostre Ordinanze hanno rivoluzionato le procedure per accedere ai contributi per ricostruire, semplificandole ed accelerandole moltissimo, ed hanno disegnato una cornice molto innovativa anche relativamente all’approccio urbanistico per i centri più danneggiati”.

Legnini spiega che “le nuove regole sono frutto dell’ascolto e del confronto con i cittadini, i sindaci, i presidenti delle Regioni, i vescovi, i professionisti e le imprese, che è andato avanti in questi primi sei mesi del mio mandato. Qualche giorno fa con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, abbiamo incontrato i Presidenti delle regioni e i sindaci dei 138 Comuni del cratere sismico, registrando una diffusa condivisione sulle scelte sin qui compiute, per fare il punto sulle cose che mancano. I decreti di luglio e agosto, che hanno introdotto anche i poteri speciali per il Commissario per le opere pubbliche urgenti e complesse e per gli interventi nei centri storici distrutti, sono stati molto importanti. Mi auguro che il Parlamento in sede di conversione rafforzi le misure per la stabilizzazione del personale che lavora a tempo determinato e con contratti brevissimi, che consenta nuove assunzioni agli USR e ai Comuni, che riesca a definire un Sismabonus più stabile e forte per ricostruire nelle aree colpite dai terremoti, che introduca misure per sostenere l’economia di quei territori. Puntiamo ad una ricostruzione di qualità, candidandola all’utilizzo delle risorse Recovery Fund: ricostruire case, edifici storici, uffici e attività produttive, edifici pubblici e infrastrutture per rendere le città e i bellissimi borghi dell’Appennino centrale sicuri, sostenibili e connessi, capaci di diventare luoghi di lavoro e residenza per molti e non solo di vacanza”.

La posizione dell’Istituto Nazionale di Urbanistica

Roberto Mascarucci, presidente della sezione regionale abruzzese dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, apprezza “l’approccio manageriale di Legnini. Sa come gestire questo tipo di eventi, e il cambio di marcia mi pare ci sia. Nel merito, si tratta anche di mettere a frutto l’opportunità costituita dalle nuove riflessioni che si sono aperte con la pandemia: i problemi delle aree interne possono trasformarsi in occasioni, anche alla luce delle nuove risorse in arrivo, che devono essere utilizzate per realizzare qualcosa di nuovo”. Mascarucci ritiene che il discorso vada centrato sulla “strategia complessiva di sviluppo territoriale, che dovrebbe contemplare un ruolo importante delle città medie, che possono costituire una cerniera tra aree forti e aree marginali. L’Italia centrale, che si sviluppa attorno alle città medie, può puntarvi: il ripopolamento dei borghi infatti non può prescindere dal loro sviluppo, e dall’esigenza di dotarle di servizi e dotazioni territoriali. Penso, ad esempio, agli ospedali”. Offrendo la disponibilità dell’INU a partecipare e contribuire attraverso le proprie competenze e specificità, Mascarucci sottolinea l’importanza dell’elaborazione di un progetto di territorio.

Roberta Angelini è vicepresidente di INU Marche. Apre la sua riflessione rammaricandosi di come, quando c’era da avviare quattro anni fa il processo di ricostruzione, le posizioni e i suggerimenti di chi richiamava l’attenzione sulla necessità di ragionare sulla ricostruzione urbana nel suo complesso, che non si limita alla sommatoria dei singoli edifici, furono di fatto accantonati. Per rimanere al territorio marchigiano, appena 10 Comuni si sono dotati del piano di ricostruzione. Oggi Angelini dice che “l’approccio di puntare ai singoli edifici ha fallito”, visti i dati. L’avvio della nuova gestione commissariale le sembra promettente: “L’ordinanza 100, ad esempio, va nella direzione della semplificazione e nel complesso vedo una serie di elementi non banali che puntano alla velocizzazione. Un passo avanti importante è stato fatto, auspico che le novità siano colte dagli uffici speciali, dai Comuni, dai tecnici, ognuno nel proprio ruolo”.

Quello che continua a proporre la vicepresidente di INU Marche, oggi come quattro anni fa, sottolineando come Mascarucci la disponibilità al confronto, è riuscire a tenere conto di una visione di insieme. Si chiamava piano di ricostruzione, “ma si può trovare anche una nuova formula, un nuovo strumento, una nuova modalità. Vale oggi più che ieri, perché in quattro anni il tessuto sociale di questi territori è cambiato, e si rischia di ricostruire senza tenere conto delle modifiche. Penso ad esempio alle scuole, agli ospedali. E’ importante che la ricostruzione oltre che rapida sia coesa”.