Il ddl sulla rigenerazione urbana sta tenendo banco non solo in Senato, dove è all’esame, ma anche tra gli addetti ai lavori, che saranno particolarmente interessati dalle novità. Tra questi ci sono le società di ingegneria e architettura rappresentate dall’OICE. Vediamo quali sono le perplessità di chi opera sul lato della progettazione degli interventi che insistono sul tessuto urbano.
“Abbiamo fin dall’inizio apprezzato - ha affermato il Presidente OICE, Gabriele Scicolone - la scelta di dare agli operatori economici e alle pubbliche amministrazioni un quadro di regole certo in una materia così complessa che interseca anche livelli di competenze legislative diverse, ma, come abbiamo detto anche in audizione e nelle nostre proposte emendative, non vorremmo che la strada presa finisca per frenare più che agevolare il perseguimento degli obiettivi. Aderiamo quindi alle perplessità espresse da Confindustria, Ance e Assoimmobiliare”.
Nel merito, Valter Macchi, coordinatore del Gruppo di Lavoro OICE sulla rigenerazione urbana e coordinatore del gruppo regionale del Lazio, esprime le proprie perplessità rilevando che “vi è, in tutti noi che operiamo nel settore, la consapevolezza della chiusura di un ciclo storico postbellico, durato oltre settant’anni, e caratterizzato da un’espansione disordinata, che non ci possiamo più assolutamente permettere; si deve puntare sul rinnovo dell’esistente per non consumare ulteriore suolo, per dare soluzione ai problemi energetici, per tutelare il paesaggio e per rilanciare l’intera economia italiana”.
Le modifiche alle vecchie leggi
Per l’OICE è necessario intervenire con una “sostanziale modifica della legge urbanistica n. 1150, che - precisa Valter Macchi - quando venne scritta nel 1942 prevedeva, contrariamente a quanto oggi si sostiene, proprio il consumo del territorio, ma anche del Dlgs 42/2004 per fissare norme certe di intervento e procedure celeri in merito al tema della Rigenerazione nei siti qualificati come Città Storica, determinando una classificazione di interventi ammissibili per ogni singolo ambito o tessuto da conservare. Infine come OICE auspichiamo anche una modifica al T.U. 380/2001, che preveda per ogni tipo di intervento l’utilizzo della SCIA in alternativa al PdC e il Silenzio Assenso su ogni parere di altre amministrazioni. Riuscendo in tal modo ad attuare lo snellimento delle procedure richiamato dal DDL sulla rigenerazione. Tutto questo al momento nel testo unificato non c’è, ma crediamo che nei lavori parlamentari vi sarà la possibilità di tenerne conto per dare al Paese quello strumento flessibile e certo da cui è necessario partire per realizzare un vero cambiamento delle nostre città, più razionale, ecosostenibile e efficiente”.