L’Ance, Associazione Nazionale dei Costruttori Edili, ha fatto sentite la propria voce presso la Commissione Territorio e Ambiente del Senato, nell’ambito dell’esame dei disegni di legge in materia dirigenerazione urbana.
Per ripensare le città, i costruttori chiedono al Parlamento una legge di poche e semplici norme generali e imprescindibili, rinviandone l’attuazione alle Regioni, ma attribuendo ai Comuni la possibilità di individuare immediatamente gli ambiti dove avviare gli interventi.
Un provvedimento per ridurre progressivamente il consumo di suolo e per favorire la rigenerazione del patrimonio edilizio, non solo di quello degradato o dismesso, per assicurare la compatibilità ambientale, l'efficientamento energetico, il miglioramento e l'adeguamento sismico e, in generale, la vivibilità in rapporto alle esigenze sociali.
In particolare, occorre superare i rigidi sistemi di pianificazione, pensati anni e anni fa per governare l’espansione delle città e passare a strumenti flessibili in grado, invece, di farle crescere su se stesse, consentendone l’adeguamento alle esigenze sociali in continuo divenire. La demolizione e ricostruzione deve diventare dunque una prassi consolidata, favorita da misure che la rendano possibile e sostenibile. Solo così si potrà dare avvio a un vero processo di rigenerazione urbana, attraverso un disegno organico che abbracci la disciplina urbanistica ed edilizia. Non si deve ripetere ciò che è avvenuto negli ultimi 10 anni, in cui la normativa edilizia (Dpr 380/2001 - Testo Unico edilizia) è stata un “bersaglio” di modifiche: 11 provvedimenti, a cadenza quasi annuale, con più di 80 disposizioni modificate.
Rigenerazione urbana: come raggiungere l’obiettivo?
Il Presidente ha, quindi, illustrato le 7 azioni prioritarie dell’Ance per la rigenerazione urbana:
1. Istituire una Cabina di regia a livello centrale, che governi le politiche urbane e l’utilizzo delle risorse pubbliche che rappresentano, anche per le proposte private, il catalizzatore della rigenerazione urbana;
2. Dichiarare di interesse pubblico gli interventi di rigenerazione urbana;
3. Finanziare un Piano di rigenerazione urbana, utilizzando in particolare le risorse europee del Recovery Plan e dei fondi strutturali 2021-2027;
4. Prevedere che i Comuni individuino ambiti di intervento sui quali gli operatori possano formulare proposte di rigenerazione anche attraverso singoli interventi in diretta attuazione del piano urbanistico comunale e non solo interventi inseriti nell’ambito di piani/programmi integrati comunque denominati;
5. Superare la rigidità delle previsioni del DM 1444/68 e di tutte le norme che condizionano la rigenerazione. Servono standard soggettivi e non più oggettivi che consentano di passare ad un sistema di servizi e infrastrutture qualitativo e prestazionale superando quello meramente quantitativo e numerico del DM 1444/68, pensato a suo tempo per l’espansione edilizia;
6. Introdurre un sistema di incentivi (urbanistici, economici) per rendere integralmente sostenibile la rigenerazione e consentirne un’attuazione veloce e diffusa. Oltre ad un’ulteriore semplificazione procedurale dell’iter autorizzativo edilizio, vanno previsti, tra l’altro, la flessibilità delle destinazioni d’uso, la riduzione/esenzione del contributo di costruzione, lo scomputo dei costi per gli interventi di bonifica e ulteriori incentivi per gli interventi che utilizzino le aree ex industriali o assimilate private e pubbliche;
7. Utilizzare la leva fiscale quale elemento premiale per attivare politiche di rigenerazione urbana.