Le aree degradate delle nostre città necessitano di profondi interventi di rigenerazione urbana. Una proposta di legge in esame alla Camera va in questa direzione. L’Ance, Associazione Nazionale dei Costruttori Edili, ha detto la sua nel corso di un’audizione davanti alla Commissione Ambiente. Leggiamo i punti salienti dell’intervento.
La Presidente, Federica Brancaccio, ha evidenziato in apertura che la situazione di incertezza venutasi a creare nel corso degli ultimi mesi sull’interpretazione di alcune regole urbanistiche ed edilizie nazionali sta determinando effetti fortemente negativi in tutto il Paese e rischia di provocare una battuta d’arresto delle già timide politiche di rigenerazione delle città in Italia.
Le conseguenze di questa incertezza sul mercato abitativo e immobiliare, per la mancanza di garanzia e di tempistica certa per l’esecuzione degli interventi, sono rilevanti e riguardano non solo imprese, professionisti e tutta la filiera delle costruzioni, ma anche le famiglie.
L’Ance condivide quindi la proposta di legge in esame e ritiene che offra una prima risposta, seppur di breve termine, alla situazione attuale, mettendo fine all’incertezza normativa e fornendo un’interpretazione chiara delle regole che attualmente sono oggetto di letture interpretative divergenti.
Rispetto alle discussioni avvenute nel corso del dibattito parlamentare durante la conversione del DL 69/2024 (cd Salva casa) e alle ipotesi di risoluzione della problematica circolate a fine luglio, infatti, la proposta di legge affronta con maggiore attenzione il tema del regime transitorio.
In particolare, viene garantita la continuità degli interventi edilizi realizzati o assentiti fino alla data di entrata in vigore della disciplina di riordino del settore e vi è grande attenzione a non lasciare vuoti applicativi.
Per l’ Ance, la proposta di legge, così come attualmente formulata, risulta sufficiente per risolvere le problematiche in corso.
Rigenerazione urbana: le migliorie alla proposta di legge
Al testo, potrebbero tuttavia essere apportati alcuni lievi miglioramenti, volti a restituire un quadro normativo di ancora maggiore certezza:
- chiarire maggiormente la formulazione del comma 6, che attualmente è volto a salvaguardare il regime amministrativo degli interventi di ristrutturazione edilizia (Scia e Scia alternativa al Permesso di costruire) utilizzando una formulazione non chiara. Opportunità nel contempo di rivedere i casi da qualificare come ristrutturazione edilizia in rapporto alla sola demolizione e ricostruzione (unica tipologia di intervento oggetto nuovamente di interpretazioni divergenti) e non tutta la disciplina della categoria di ristrutturazione edilizia (commi 1 e 4);
- tutelare tra gli interventi non preceduti dall’approvazione di un piano attuativo anche tutti quegli interventi che rispondono alle previsioni dei piani urbanistici comunali o comunque sono conformi a convenzioni urbanistiche o atti d’obbligo con i quali sono stati definiti i relativi adempimenti a carico dell’operatore (comma 3).
Inoltre, sarebbe auspicabile un intervento che ampli l’ambito di intervento salvaguardando non solo gli interventi realizzati o assentiti, ma anche tutte quelle situazioni per le quali il procedimento amministrativo risulti avviato e in una fase avanzata di istruttoria (commi 2 e 4).
L’esigenza di questo intervento normativo deve costituire il punto di partenza per poter superare le attuali normative anacronistiche (che hanno compiuto più di 80 anni con la Legge 1150/42 e più di 50 anni con il DM 1444/68) e che non sono più sostenibili in quanto non rispondenti alle esigenze che le stesse politiche europee stanno delineando.
L’Ance evidenzia nuovamente l’urgenza di arrivare al più presto all’approvazione di una normativa sulla rigenerazione urbana e di una revisione del testo unico edilizia che permettano di dare regole moderne e certe per la rigenerazione delle città.
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