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Salone del Restaro a Ferrara: ecco com’è andata

Ristrutturazioni di
Importante conferma del ruolo centrale e strategico del Salone nel panorama fieristico mondiale, anche grazie a una rete di partnership e collaborazioni

“Un’edizione straordinariamente ricca e di successo, sperato ma inatteso, frutto di un grandioso lavoro di rilancio”. Così s’esprime il Presidente di Ferrara Fiere e Congressi, Filippo Parisini, al termine del 26° Salone del Restauro, dei Musei e delle Imprese Culturali. Perché tanto entusiasmo? Vediamo com’è andata.

Il resoconto della fiera ferrarese

Le tre giornate della fiera hanno visto la partecipazione di oltre 160 imprese provenienti da tutto il mondo e di 53 delegati stranieri esperti del settore di 19 Paesi: Argentina, Armenia, Australia, Canada, Cuba, Germania, India, Iran, Israele, Kosovo, Libano, Malta, Messico, Nuova Zelanda, Russia, Siria, Turchia, USA, Uzbekistan.

Questo a conferma del ruolo centrale e strategico del Salone nel panorama fieristico mondiale, anche grazie all’importante accordo stipulato con il MISE - Ministero dello Sviluppo Economico in collaborazione con ICE e Assorestauro. Con il progetto “RESTAURO MADE IN ITALY” il Salone è stato il luogo di riferimento per la creazione di sinergie e opportunità tra le istituzioni, musei, enti pubblici e imprese italiane e la domanda sempre più specifica in termini di conoscenza e approfondimento del restauro italiano da parte dei Paesi esteri.

Infatti, le attività collegate al patrimonio culturale generano un turnover di 176 miliardi di Euro e danno occupazione a 3.840.000 unità; per quanto riguarda l’export si registra un trend positivo principalmente verso l’Unione Europea e gli USA.

Le parole del Ministro Franceschini

Anche il Ministro dei beni culturali, Dario Franceschini, che ha inaugurato la prima giornata della manifestazione fieristica, ha sottolineato l’importanza del comparto restauro: “Quello del restauro è un settore in forte crescita, un’eccellenza italiana riconosciuta in tutto il mondo su cui il governo rafforzerà gli investimenti, sia per il dovere costituzionale di tutelare il patrimonio culturale, sia per supportare le imprese dei beni culturali che operano nel nostro paese. Dobbiamo continuare a investire con forza sulle eccellenze che abbiamo in Italia, dall’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, all’Opificio delle Pietre Dure, all’Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario, ai tanti restauratori impegnati nei cantieri della cultura e che operano quotidianamente nei musei, nei parchi archeologici, nelle biblioteche, negli archivi e nelle strutture periferiche del Ministero”.

I momenti topici del 26° Salone del Restauro

Il programma proposto al pubblico è stato ricco di prestigiose iniziative: si contano oltre 100 tra convegni, workshop, seminari e incontri, mostre ed eventi, in grado di suscitare un sempre maggiore interesse da parte dei visitatori.

Infatti, grazie alla varietà e all’arricchimento in termini qualitativi degli stand e del programma culturale, il Salone ha superato la previsione di tutti gli indicatori, oltre a una grande partecipazione da parte degli stakeholders e del giovane pubblico, alunni e studenti universitari, ovvero i futuri addetti ai lavori.

Tra gli highlights di questa edizione segnaliamo la rinnovata collaborazione con Assorestauro e la prima edizione della Restoration Week; il progetto TEATR’IN MUSICA e le due serate musicali con il premio dedicato al soprano Mirella Freni e il concerto di Uto Ughi; la nuova presenza della Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali che ha portato al Salone l’ex Capo Architetto di Notre-Dame di Parigi, Benjamin Mouton; la partecipazione di Vittorio ed Elisabetta Sgarbi; l’intervento di ClustER Build Emilia Romagna e dell’Università degli Studi di Ferrara, che hanno presentato una ricerca approfondita sulla ricostruzione post-sisma.

Il Salone è ormai da anni un punto di riferimento a livello internazionale per gli addetti del settore, per gli ordini professionali interessati e non solo, nonché un’occasione per ribadire l’importanza del settore culturale, cuore pulsante del nostro Paese, in grado, non solo di rilanciare le basi dell’economia italiana, ma di ridisegnare il nostro futuro.

Le novità e le opportunità in questa ventiseiesima edizione sono state tante e rappresentano le basi di partenza da cui muoversi per costruire la prossima XXVII edizione del 2020.