Il decreto SbloccaCantieri, recentemente approvato in Consiglio dei Ministri, è nato con l’intenzione di rimettere in moto il settore edile, in particolare sul fronte dei lavori pubblici. Ma cosa ne pensano i professionisti tecnici italiani? Riportiamo il parere della RPT.
“Siamo perplessi - sostiene la Rete - sull’efficacia di provvedimenti omnibus, come è il Decreto Sblocca Cantieri, che modifica profondamente norme specifiche come il Codice dei contratti ed il testo unico dell’edilizia, rischiando di comprometterne la visione complessiva. Pur apprezzando le modifiche introdotte rispetto alla prima bozza del decreto, che segnava un passo indietro nella valorizzazione dei concorsi di progettazione, non possiamo fare a meno di evidenziare unaserie di criticità residue di un provvedimento che, inseguendo l’obiettivo della semplificazione, rischia di introdurre elementi che mortificano la centralità del progetto”.
“Per citare le criticità più rilevanti - prosegue RPT -, sottolineiamo che il decreto prevede la possibilità, per le stazioni appaltanti, di affidare i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria sulla base di un progetto definitivo, omettendo il progetto esecutivo. Sul tema, pur condividendo la necessità di ridurre il numero di elaborati o di accorpare due livelli della progettazione, ribadiamo l’assoluta necessità che i lavori vengano appaltati solo sulla base di un progetto esecutivo. Ciò per evitare che la mancanza del progetto esecutivo possa alimentare, in fase di esecuzione dei lavori, varianti in corso d’opera e contenziosi”.
“Un altro elemento di criticità riguarda il tema degli incentivi, che vengono riconosciuti ai pubblici dipendenti non più per la programmazione ed il processo di controllo del processo di esecuzione delle opere pubbliche, ma per la progettazione, confermando la tendenza del Governo ad alimentare quel processo di 'statalizzazione della progettazione' segnato dalla costituzione della struttura unica per la progettazione”.
“Viene rimosso inoltre il comma 10 bis dell’art. 95 del codice, che individuava un tetto massimo per il punteggio economico negli affidamenti con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, valorizzando gli elementi qualitativi dell’offerta. Ciò rischia di mortificare il principio che ispirava la norma per esaltare il miglior rapporto qualità/prezzo”.
“Sempre inseguendo l’obiettivo della semplificazione viene modificato il DPR 380 /2001, introducendo l’obbligo di acquisire la preventiva autorizzazione sismica per la realizzazione di costruzioni, non più in relazione della classificazione sismica del territorio dove ricadono, ma in relazione alla rilevanza dell’intervento strutturale. Ciò rischia di attribuire notevoli responsabilità ai liberi professionisti, che dovranno scegliere di volta in volta se chiedere l’autorizzazione o se limitarsi al deposito del progetto agli Uffici della Regione. Peraltro, il provvedimento rischia di appesantire le procedure, svolgendo un ruolo diametralmente opposto a quello a cui si ispira il decreto. Viene infatti prescritto l’obbligo di acquisire l’autorizzazione sismica anche per la realizzazione di costruzioni, giudicate rilevanti dal punto di vista strutturale, anche se ricadenti in zona a bassa sismicità, per le quali il testo attualmente vigente prevede un semplice deposito del progetto agli Uffici della Regione”.
“Riteniamo - continua la Rete - invece positiva l’introduzione del dispositivo secondo cui le stazioni appaltanti procedono al pagamento diretto dei professionisti, nel caso in cui gli stessi venissero incaricati da altri operatori economici, che di fatto contribuisce a determinare una maggiore autonomia intellettuale del progettista in procedure come l’appalto integrato, nei confronti delle quali ribadiamo comunque la nostra contrarietà, nella consapevolezza che sia indispensabile garantire l’affidamento dei lavori solo sulla base di un progetto esecutivo”.
Tra le proposte che la Rete delle Professioni Tecniche presenterà al Governo, in merito alla riforma del codice dei contratti, ricordiamo le seguenti:
- introdurre nuove regole per aprire il mercato, che non puntino più alla selezione del progettista, attraverso la valutazione dei suoi requisiti economico-finanziari, ma alla selezione del miglior progetto;
- valorizzare la procedura del concorso di progettazione, quale strumento per consolidare la centralità del progetto di qualità nei processi di trasformazione del territorio;
- riaffermare il principio che i lavori devono essere affidati solo sulla base di un progetto esecutivo, al fine di scongiurare il rischio di alimentare varianti in corso d’opera, contenziosi ed opere incompiute;
- promuovere procedure semplificate e rapide per l’affidamento degli incarichi di servizi di architettura e ingegneria sotto la soglia dei 40.000 euro, abbandonando il criterio di selezione del prezzo più basso che contrasta con il principio dell’equo compenso;
- valorizzare il ruolo dei pubblici dipendenti nella programmazione e nel controllo dell’intero processo di esecuzione delle opere pubbliche, puntando ai liberi professionisti per la progettazione e la direzione dei lavori;
- supportare il Codice dei contratti con un unico regolamento, che sostituisca i 64 decreti attuativi previsti dallo stesso codice, con l’obiettivo di rendere più semplice e trasparente l’applicazione delle regole dettate dal quadro normativo vigente;
- semplificare gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, assicurando l’affidamento dei lavori sulla base di un progetto esecutivo, in versione più snella;
- applicare la sussidiarietà dei professionisti per accelerare i tempi di rilascio dei pareri necessari nei procedimenti ancora sottoposti all’autorizzazione da parte della pubblica amministrazione.