È stata l’occasione per fare il punto sulla “via verde” pedemontana Como-Lecco-Varese il convegno interprovinciale sulla mobilità sostenibile che si è svolto a Como in Villa Gallia, sede dell’ente provinciale.
La realizzazione di piste ciclopedonali lungo il sedime, il recupero degli antichi tracciati di tratte ferroviarie che di fatto collegano le tre province, si inserisce nell’ambito del progetto sulla mobilità sostenibile in Lombardia, denominato Moslo, attivato dalla Consulta regionale lombarda degli architetti in collaborazione con tutti gli Ordini provinciali, gli istituti di ricerca del Dipartimento di architettura e pianificazione (Diap) del Politecnico di Milano e del Dipartimento di ingegneria civile, architettura, territorio e ambiente (Dicata) dell’Università di Brescia.
L’incontro, al quale hanno partecipato oltre ai rappresentanti degli enti promotori e delle istituzioni un nutrito gruppo di sindaci dei comuni dislocati lungo il percorso della via verde, aveva l’obiettivo di riunire appunto gli attori principali con lo scopo di fare sistema e di consolidare quella rete di rapporti indispensabile alla realizzazione di un progetto così ampio.
In primo luogo è emersa la necessità di dare un aspetto uniforme ai vari interventi che ogni singolo Comune opererà per il recupero del tratto di via verde di sua competenza, tramite il lancio di due concorsi internazionali di progettazione che diano un “piano di regole” al quale attenersi. Così come i caselli e le stazioni hanno connotazioni che li rendono inconfondibili e identificano la linea ferroviaria, anche questo percorso ciclopedonale dovrà riprodurre caratteristiche di continuità. Una sorta di filo conduttore che lo identifichi senza nulla togliere alle particolarità e peculiarità dei territori attraversati.
Focus dell’incontro sono state due tratte ferroviarie a est e ovest del capoluogo lariano, la Como-Lecco e la Grandate-Malnate. Sottoutilizzata la prima, dismessa nel 1966 la seconda.
L’asse pedemontano di cui fanno parte i due tracciati è uno dei pochi assi trasversali della regione. I due percorsi hanno caratteristiche che li rendono particolarmente adatti per la creazione di un sistema di mobilità ferroviaria e di reti ciclopedonali che hanno fatto la fortuna di numerosi territori dell’Unione europea.
Nel caso della Grandate-Malnate il sedime è già di per sè un percorso ciclopedonale, che necessita tuttavia di un salto di qualità, necessità cioè di essere attrezzato, segnalato e messo in rete. Un recupero possibile ed ecosostenibile di un tracciato lungo 16 km. che attraversa 11 comuni e 2 province che consentirebbe di valorizzare il territorio e conservare la memoria di una tratta che entrò in esercizio nel 1885. La bellezza dei paesaggi che attraversa è tale che il Piano paesaggistico della Regione Lombardia del 2010 l’ha individuata come “corridoio verde”. Si tratta ora di superare le criticità rappresentate dagli interventi recenti delle varie Amministrazioni locali, per contenere e far cessare la parcellizzazione del percorso e assicurarne la continuità. Tanto per citare un esempio, la recente realizzazione della rotonda di San Salvatore nel territorio del Comune di Malnate, ha portato all’elisione di parte del casello ferroviario, ben visibile a chiunque percorra quel tratto stradale.
La presidente dell’Ordine Architetti di Varese, Laura Gianetti, ha parlato della tratta Varese-Luino, prolungamento ideale della via verde che ne completa il percorso e lo conclude tuffandosi nel Lago Maggiore. L’ex sedime tranviario attraversa territori di grande interesse naturalistico, ma anche caratterizzati da manufatti di pregio. La linea, che entrò in esercizio nel 1905 e fu dismessa intorno al 1950, ben si presta per un recupero ciclopedonale, così come ha spiegato l’architetto Ilaria Gorla che, insieme ai colleghi Francesca e Rino Villa, si occupa del progetto. Per lunghi tratti protetto dal traffico veicolare, una prima proposta di tracciato è stata formulata ed ora si attende che l’Amministrazione comunale allestisca un Tavolo tecnico per coordinare gli interventi.
L’idea di riconvertire le vecchie strade ferrate in “green way”, percorsi lineari verdi, non è nuova ma ampiamente collaudata e applicata sia in territorio nazionale che in Europa. Questi tracciati, che collegano svariate preziosità del territorio - paesaggistiche, ricreative, culturali, naturalistiche, faunistiche… - si contraddistinguono per la complessità delle risorse che “mettono in sistema”. Le Vias Verdes in Spagna, le ciclovie della Valle Brembana, il parco lineare tra Caltagirone e piazza Armerina, sono solo qualche esempio di percorsi storici che generano valore per la popolazione locale e attirano un turismo sempre più attento e attratto dalle bellezze di territori unici dove natura, paesaggi, scenari, edifici storici, archeologia industriale, si svelano da punti di vista e angolazioni del tutto diverse e insolite, in alternativa ai classici percorsi turistici finora battuti.