Siccità: come combatterla? La soluzione degli esperti

di Marco Zibetti
Il bollettino dell’Anbi accende spie sulle situazioni di crisi (siccità o violente precipitazioni), trae considerazioni, avanza proposte. Scopriamo di più

La siccità alle nostre latitudini è ormai un dato di fatto, così come le violente precipitazioni. Come possiamo far fronte a questi cambiamenti climatici? Vediamo cosa ne pensa l’ANBI, Associazione nazionale consorzi gestione tutela territorio ed acque irrigue.
Si tratta di un’organizzazione che da tempo si distingue per un monitoraggio settimanale, attraverso un apposito osservatorio, dello stato delle risorse idriche nel nostro Paese. Un bollettino diffuso tutti i giovedì, che accende spie sulle situazioni di crisi conclamate o ritenute imminenti, trae considerazioni, avanza proposte.
L’osservatorio esiste dal 2017 e fotografa una tendenza consolidata: la siccità è ricorrente, cambia l’intensità con cui si manifesta nei diversi territori. Se quella del 2022 è stata l’estate nera del bacino del Po (addirittura da quando si sono cominciati a raccogliere dati meteorologici), nel 2024 è il centro-sud a soffrire in modo particolare.
“Il problema ha due facce, da un lato c’è la siccità, dall’altro gli episodi di precipitazioni concentrate in un lasso di tempo molto ridotto, che determinano danni e dissesto”, spiega Francesco Vincenzi, presidente dell’ANBI, che evidenzia: “Le nostre proposte garantirebbero un utilizzo più efficiente e sostenibile delle risorse idriche a beneficio dell’agricoltura e dell'ambiente e in più metterebbero il territorio in una situazione di maggiore sicurezza”.

Siccità: cosa propone l’ANBI?

ANBI propone in primo luogo un potenziamento della dotazione di invasi, che oltre ad aumentare complessivamente la capacità di trattenere acqua per distribuirla al bisogno, fornirebbero, attraverso una progettazione di tipo multifunzionale, un argine alle piene e la possibilità di installare pannelli fotovoltaici galleggianti. Poi investimenti di rilievo sulle infrastrutture idrauliche, da considerare datate perché in gran parte realizzate tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. “Non conviene più spendere ogni anno centinaia di milioni di euro in manutenzione, vanno ricostruite e adattate al climate change. Anche l’agricoltura è cambiata, ha bisogno oggi di innovazione e tecnologia”. Benché il senso comune dica il contrario, l’Italia rimane un Paese molto piovoso. Il problema è che riesce a trattenere solo l'11% dell’acqua piovana contro, ad esempio, il 40% della Spagna, che deve fare i conti con precipitazioni inferiori.
Vincenzi parla di “Piano Marshall dell’acqua”, stanziamenti corposi e sistematici per finanziare il piano invasi e il rifacimento delle infrastrutture e delle reti idrauliche, quelle che servono a raccogliere e distribuire l’acqua. Stanziamenti che, chiarisce il presidente dell’ANBI, devono essere aggiuntivi rispetto a quelli disposti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
L’approccio dell’ANBI è il medesimo anche nei contesti urbani. Per Vincenzi oltre a ridurre il consumo di suolo occorre “ripensare il reticolo artificiale che non garantisce più la sicurezza idraulica. Parliamo di opere realizzate per la maggior parte tra il 1920 e il 1945”.


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