I ghiacciai non ci sono più e i fiumi sono in secca. Siamo alle prese con una grave siccità. Il 17 giugno è stata celebrata un’apposita Giornata mondiale. Legambiente prende spunto da questa per individuare la strada da seguire per tamponare questa piaga.
“L’emergenza siccità e la scarsità di acqua - dichiara Stefani Cafani, presidente nazionale di Legambiente - sono due problemi con i quali dovremo convivere. Per questo prima di tutto serve rivedere gli usi e i consumi, puntando ad una diminuzione di prelievi ed un efficientamento degli usi. Una siccità prolungata comporta danni diretti derivanti dalla perdita di disponibilità di acqua per usi civili, agricoli e industriali, ma anche perdita di biodiversità, minori rese delle colture agrarie e degli allevamenti zootecnici, e perdita di equilibrio degli ecosistemi naturali”.
Quali sono le azioni da mettere in campo contro la siccità?
In particolare per l’associazione ambientalista le azioni da mettete in campo sono: interventi strutturali per rendere efficiente il funzionamento del ciclo idrico integrato, che permetterebbe da un lato di ridurre le perdite di rete (e di conseguenza ridurre i prelievi) e dall’altro di poter riutilizzare le acque reflue depurate in agricoltura e nei cicli produttivi, grazie anche alla separazione delle reti fognarie e all’investimento sullo sviluppo di sistemi depurativi innovativi e con tecniche alternative; misure di incentivazione e defiscalizzazione in tema idrico, come avviene per gli interventi di efficientamento energetico; prevedere l’obbligo di recupero delle acque piovane e installazione di sistemi di risparmio idrico e il recupero della permeabilità in ambiente urbano attraverso misure di de-sealing; utilizzare i Criteri Minimi Ambientali nel campo dell’edilizia per ridurre gli sprechi; implementare i sistemi di recupero e riutilizzo delle acque.
Legambiente, come sottolinea nel suo ultimo report del 2021 “Il Clima è già cambiato”, ricorda che i cambiamenti climatici stanno accelerando anche il rischio desertificazione in intere regioni come Sicilia, Abruzzo e Molise. I bacini idrici dell’isola hanno visto 78 milioni di metri cubi d’acqua in meno rispetto al 2020, secondo rilevamenti del Dipartimento regionale Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia, segnando il livello più basso del decennio.
I dati sulle aree sotto stress idrico
Preoccupanti anche i dati sulle persone che vivono in aree considerate sotto stress idrico. Secondo gli ultimi studi della Commissione Ue, il numero di persone che vivono in aree considerate sotto stress idrico per almeno un mese all’anno potrebbe passare dai 52 milioni attuali (11% della popolazione europea) a 65 milioni in uno scenario di riscaldamento di 3°C, il che equivale al 15% della popolazione dell’UE. La maggior parte delle persone esposte a stress idrico vive nei paesi dell’Europa meridionale, tra cui Spagna (22milioni; 50% della popolazione nazionale), Italia (15 milioni; 26%), Grecia (5,4 milioni; 49%) e Portogallo (3,9milioni; 41%). Le intere popolazioni di Cipro e Malta sono considerate in carenza d’acqua. Nel Mediterraneo il periodo di stress idrico può superare i 5 mesi e durante l’estate, lo sfruttamento dell’acqua può avvicinarsi al 100%.
Infine secondo il centro Emdat (the International Disaster Database), che conduce ricerche sugli eventi estremi, l’Italia è stata colpita negli ultimi 25 anni da 4 principali eventi legati alla siccità (rispettivamente nel 1997, 2002, 2012, 2017) che hanno causato, si stima, costi per oltre 5 miliardi di dollari (5.297.496.000 $) (per il 48% dovuti alla crisi idrica del 2017).