“Il rischio zero esiste?”, questo il titolo del convegno organizzato da Associazione Nazionale Costruttori Edili e Consiglio Nazionale Ingegneri a Roma, che si è svolto nella sede dell’Associazione nazionale costruttori in occasione dei 10 anni dall’entrata in vigore del Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro. Molte cose sono cambiate dal 2008, ma la strada è ancora lunga, e costruttori e ingegneri stanno lavorando insieme per elaborare soluzioni sempre più innovative e efficaci a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.
Obiettivo dell’incontro, in particolare, è stato quello di spiegare, attraverso i pareri e le testimonianze di imprenditori, esperti del settore, professionisti e rappresentanti delle istituzioni, come gestire al meglio il rischio residuo sul luogo di lavoro, ossia il margine di rischio esistente dopo la messa in campo di tutte le misure e modalità organizzative mirate a contrastare il pericolo di infortuni.
“Per l’Ance, la salute e la sicurezza dei lavoratori hanno da sempre un ruolo centrale - ha detto Marco Garantola, vicepresidente dell’Associazione costruttori - e sono oggetto di impegno e attenzioni costanti. Nelle costruzioni, infatti, ogni prodotto è un prototipo ed esistono rischi oggettivi che in altre attività non si presentano. L’impegno dell’Ance in questo senso ha portato, più di 30 anni fa, al varo di scelte contrattuali basate sul principio della bilateralità con i sindacati, che si traduce in un impegno comune che punta sulla prevenzione e la formazione. E’ su questa strada che lavoriamo quotidianamente per accrescere la cultura della sicurezza degli imprenditori e di tutti i soggetti che operano nel cantiere. Con la consapevolezza che la sicurezza non è mai un costo ma il primo e più importante investimento, che garantisce alle aziende e ai lavoratori di operare in un contesto competitivo, sano e trasparente”.
Gli ha fatto eco Armando Zambrano, Presidente CNI, che nel suo intervento di saluto si è così espresso: “Questo convegno - ha detto - rientra nell’ambito di una convenzione stipulata tra Ance e CNI sulla sicurezza. E’ un tema che interessa gli ingegneri sia sul piano professionale sia in qualità di cittadini. Porteremo avanti questa ed altre iniziative, con Ance abbiamo in corso iniziative importanti, tra cui l’avvio di un piano di prevenzione sismico, in occasione del quale lanceremo una campagna chiamata ‘costo quasi zero’. Questo è un tema fondamentale che deve vedere unite le forze professionali e produttive. Ci auguriamo di ritrovare a breve un interlocutore politico che non abbiamo da tempo, con cui discutere del codice degli appalti, che ci sta particolarmente a cuore. Sulla sicurezza nei cantieri serve una discussione. E’ vero che c’è stato un decremento, ma nei primi mesi di quest’anno il trend degli incidenti è tornato a crescere. Possiamo ragionare sulle proposte, su come debbano essere applicate le leggi, che forse sono anche troppe. Ma al di là delle normative, credo che il Paese non abbia fatto tutto ciò che poteva fare. Occorre mettere insieme costruttori, professionisti e organismi di controllo per trovare soluzioni originali. Serve un tavolo di lavoro tra Ministero, soggetti che controllano, costruttori e sindacati. L’incontro di oggi può dare un contributo fondamentale per fare un passo in avanti nella direzione della sicurezza”.
A precisare ulteriormente temi e obiettivi della giornata hanno pensato Francesca Ferrocci, Direzione relazioni industriali Ance, che ha moderato i lavori, e Gaetano Fede, Responsabile area Sicurezza CNI.
“Mai come oggi - ha sottolineato Francesca Ferrocci - anche a seguito delle recentissime norme tecniche varate negli ultimi mesi, la tutela e l’incolumità dei lavoratori sono considerate non solo un valore comune e un diritto fondamentale per le persone, ma anche un’opportunità per le aziende di sviluppare ambienti di lavoro armoniosi e partecipati”.
“Il titolo dell’incontro - ha precisato Gaetano Fede - parte da un altro campo, quello della prevenzione incendi. Col passaggio dalla legge 818 del 1984 fino al Codice di prevenzioni incendi nel 2015, grazie al principio di sussidiarietà, al tecnico sono riconosciute delle responsabilità ben precise in termini di dichiarazioni, di certificazioni e asseverazioni. Questa responsabilità, di fronte alla quale non vogliamo venire meno, va inquadrata all’interno di un sistema di regole chiare e non interpretabili. Prima dell’applicazione del Codice i criteri di progettazione delle attività non normate si basavano sull’analisi del rischio incendio, il cui esito poteva essere soggettivo e opinabile. In questo contesto il punto interrogativo cade in maniera inequivocabile, perché il principio è che il rischio zero non esiste. Tale postulato costituisce il punto cardine del principio dell’accettabilità del rischio residuo”.