Grande adesione alla mobilitazione dei lavoratori edili che si è tenuta ieri in tutta Italia con presidi, manifestazioni e sit in organizzati dai sindacati di settore Feneal, Fillea e Filca. “Mancano azioni forti per risollevare i settori. Timidi segnali positivi - sottolineano i tre segretari generali Panzarella, Pesenti, Schiavella che sono intervenuti al presidio di Roma davanti al Ministero delle Infrastrutture - restano largamente insufficienti a dare risposte adeguate ai lavoratori del settore in un Paese che avrebbe quantomai bisogno di un gigantesco piano di interventi per la messa in sicurezza del territorio e del patrimonio edilizio e per la realizzazione di infrastrutture utili”. Per queste ragioni, “i lavoratori del settore delle costruzioni chiedono con forza risposte concrete, capaci davvero di rilanciare la buona occupazione e di rispondere ai bisogni del Paese”.
“La mobilitazione - ha riferito il segretario generale FenealUil, Vito Panzarella - ha ottenuto un primo risultato: il 9 dicembre le organizzazioni sindacali sono state convocate dal ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi. Siamo scesi in piazza, in tutta Italia, perché il governo ci ascolti e le nostre richieste siano chiare una volta per tutte.
La situazione è al collasso e non si può più aspettare - ha proseguito Panzarella -. Al sesto anno consecutivo di crisi appare ormai evidente che le ricette messe in atto finora sono risultate insufficienti e fallimentari: dal 2008 ad oggi 800mila lavoratori e 70 mila imprese in meno. Le risorse per le infrastrutture sono diminuite del 66%, mentre le spese correnti sono aumentate di 12 miliardi. Gli investimenti in costruzioni sono dimezzati (-47%) e le tasse sulla casa sono cresciute del 200%. Il lavoro irregolare è aumentato a dismisura così come le false partita IVA e le infiltrazioni mafiose, ed anche quest’anno i dati sono impietosi confermando un ulteriore calo del 10% tra gli occupati”.
“Al Governo - ha continuato il segretario - vogliamo dire che siamo più che mai convinti che le politiche debbano cambiare per rilanciare la buona occupazione e rispondere ai bisogni del Paese. Le sole politiche dei tagli sulla spesa degli investimenti e di allentamento delle regole non producono lavoro.
Occorrono più investimenti - ha rilanciato Panzarella - ed una accelerazione dei tempi di spesa con un aumento effettivo delle risorse disponibili, attraverso uno sblocco reale e selettivo del patto di stabilità ad esempio per gli interventi di messa in sicurezza”. Per il segretario “occorre una nuova visione di sviluppo per il settore e vere politiche industriali, intervenire sugli appalti riducendo il ricorso al massimo ribasso e rafforzando il principio della responsabilità solidale, e sulla regolazione del mercato del lavoro, mentre si continua a propagandare di flessibilità che aumenterebbe i posti di lavoro.
Se così fosse - spiega Panzarella - l’edilizia sarebbe il settore più florido e ricco di manodopera, dal momento che il 95% delle imprese è sotto i 15 dipendenti, e si può licenziare per fine cantiere o addirittura per fine fase lavorativa. Sarebbe, invece, fondamentale affrontare con serietà il problema delle storture del mercato del lavoro derivanti dall’abuso delle false partite iva ed invertire la tendenza alla deregolamentazione del settore respingendo l’attacco ad uno strumento fondamentale come il DURC contenuto nei provvedimenti proposti dal Governo e rafforzando, al contrario, gli strumenti di contrasto e prevenzione”.
Infine obiettivo fondamentale per la categoria è cambiare la riforma delle pensioni, “da realizzare con una proposta credibile basata su un sistema di ammortizzatori sociali e di tutele che copra ai fini previdenziali i periodi di non lavoro. Per noi - conclude il segretario - è fondamentale cambiare radicalmente la riforma, dannosa per tutti i lavoratori, ma ancor più inaccettabile per quelli della filiera delle costruzioni”.