Il Superbonus del 110% sta rilanciando il settore edile, che, si sa, rappresenta un traino per l’intera economia del nostro Paese. Ma il provvedimento è tutt’altro che perfetto e rischia di fallire se non verrà prorogato. Vediamo perché.
Le Associazioni di categoria, insieme ai consumatori, richiamano l’attenzione del Governo sull’importanza di avere subito certezze a lungo termine. Diversamente, le tempistiche strette del Superbonus creeranno criticità che potrebbero vanificare un ottimo provvedimento.
È indispensabile che il Superbonus 110% venga prorogato almeno fino al 31 dicembre 2023 per tutti gli ambiti di applicazione previsti e per tutti i soggetti ammessi alla detrazione (art. 119 DL34/2020). Tale indicazione però deve essere ufficializzata ora, attendere la legge di Bilancio 2022 provocherebbe il blocco del mercato, alimentando una situazione disastrosa per i cantieri e i progetti in corso, che potrebbero essere bloccati o mal realizzati. L’impulso al settore delle costruzioni è inoltre strettamente legato all’opportunità di scontare subito o avere il credito in brevissimo termine. Quindi è indispensabile che si seguano le stesse scadenze anche per l’opportunità della cessione del credito o dello sconto in fattura (previsto dall’art.121 del DL 34/2020 convertito con la Legge 77/2020).
“Tolta questa possibilità si tornerebbe ai numeri pre-DL34 rilancio, meno incisivi sul mercato e sull’ambiente - spiegano le Associazioni - Speriamo che questa richiesta possa essere compresa e accettata dal Governo per non vanificare i risultati di un provvedimento che avrebbe potuto incidere davvero positivamente nella nostra economia”.
A sostenerlo sono le principali Associazioni di rappresentanza di molteplici settori produttivi: AIPEAssociazione Italiana Polistirene Espanso, ANIT - Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico, ANPE - Associazione Nazionale Poliuretano Espanso rigido, Assovernici, AssoESCo, CNA Costruzioni, Conflavoro PMI, FINCO con le sue Associazioni federate interessate al tema (Aceper, Acmi, Ait, Anaci, Anfit, Anfus, Assites, Assocompositi, Assofrigoristi, Assoverde, Fiper, Fire, Fondazione Promozione Acciaio, Harley Dikkinson Associazione, Pile, Unicmi, Zenital), Kyoto Club, Rete delle Professioni Tecniche, Rete IRENE, Renovate Italy, Legacoop Produzione e Servizi, e Altroconsumo, organizzazione indipendente di consumatori con oltre 345.000 associati.
Il problema delle attuali scadenze
Le attuali scadenze (confermate nella legge di conversione del DL59/2021 e dal Consiglio Europeo) prevedono il 30 giugno 2022 per gli edifici unifamiliari, il 31 dicembre 2022 per i condomini e gli edifici con massimo 4 unità immobiliari di unica proprietà (quest’ultimo solo se i lavori al 30 giugno 2022 sono già al 60%), il 30 giugno 2023 per i lavori degli IACP (prorogato al 31 dicembre 2023 se al 30 giugno 2023 i lavori sono già al 60%).
La corsa a rispettare scadenze così brevi ha risvolti profondamente negativi anche per la carenza di materiali con allungamento dei tempi delle forniture e ulteriore aumento dei prezzi che sta già bloccando progetti che non rientrano più nei massimali e nella verifica di congruità.
“Questa situazione è già in atto - precisano le Associazioni -, oggi infatti la scarsità di materiali e materie prime comporta l’attesa di minimo 4 mesi per la fornitura di prodotti e sistemi nonché dei ponteggi e delle opere accessorie. Non va dimenticato che gli interventi potenzialmente coperti dal superbonus sono sostanziali e richiedono anche tempi mediamente lunghi di progettazione e fattibilità, senza contare che le opere di riqualificazione energetica di involucro vengono normalmente eseguite in periodi non troppo freddi, quindi su 12 mesi ne restano 8”.
Parimenti cresce la difficoltà di attivare la cessione del credito o lo sconto in fattura, opportunità fondamentali che devono andare di pari passo con i contratti e che, quindi, devono avere le stesse scadenze del provvedimento incentivante.
Se si vuole puntare ad un'effettiva riduzione dei consumi e delle emissioni, diventa fondamentale intervenire sui condomìni e con progetti di rigenerazione urbana, con demolizione e ricostruzione. In entrambi i casi, le attuali scadenze o la proroga annuale non bastano. Per proporre, definire, decidere, deliberare, iniziare e finire un lavoro in edifici plurifamiliari sono necessari più anni e soprattutto certezze. Se non si dovessero finire i lavori entro la data di scadenza potrebbe decadere tutto o buona parte del beneficio.
“Segnaliamo inoltre che la realizzazione di un intervento di riqualificazione energetica o di messa in sicurezza sismica non a regola d’arte per mancanza dei tempi tecnici, potrebbe comportare danni e problemi di sicurezza oltre alla mancata riduzione dei consumi, vanificando gli obiettivi anche del PNRR”.
“Infine sarebbe fondamentale dare agli attori del mercato e ai cittadini una visioni di lungo termine, quanto meno quinquennale, di tutto il quadro incentivante esistente attraverso la redazione della strategia per la riqualificazione energetica degli edifici, come richiesto dalla Direttiva Europea per l’efficienza energetica in Edilizia (EPBD)”, concludono le Associazioni.