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Superbonus: ecco cosa chiedono al Governo i costruttori

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Superbonus: ecco cosa chiedono al Governo i costruttori
Il vicedirettore dell’Ance è intervenuto in Senato sul cosiddetto decreto “Omnibus”. Ha rimarcato la necessità di trovare soluzioni per il Superbonus e non solo

Nei giorni scorsi l’Ance, l’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili, è stata ascoltata in videoconferenza presso le Commissioni riunite Ambiente e Industria del Senato a proposito del disegno di legge di conversione del DL 104/2023 recante disposizioni urgenti a tutela degli utenti, in materia di attività economiche e finanziarie e investimenti strategici (DDL 854/S). Tra i temi toccati, anche il futuro del Superbonus. Vi proponiamo il riassunto dell’intervento.

Il Vicedirettore Generale, Ing. Romain Bocognani, ha ricordato in apertura che il cosiddetto decreto “Omnibus” interviene su tre tematiche di grande importanza per il settore delle costruzioni.

Bonifica e smaltimento dei rifiuti

La prima riguarda la bonifica dei siti contaminati e le autorizzazioni per il recupero e lo smaltimento dei rifiuti sulla quale l’Ance esprime grande apprezzamento per il pronto intervento del Governo.

Il decreto risolve, infatti, la problematica relativa alla delega delle funzioni amministrative in materia ambientale, sorta all’indomani della sentenza n. 160/2023 della Corte costituzionale di fine luglio, che rischiava di compromettere fortemente i processi di risanamento dei suoli e di rigenerazione urbana nonché, inevitabilmente, quelli sulle opere del PNRR.

Viene espressamente prevista la possibilità per le Regioni di delegare agli enti locali le funzioni amministrative in materia di bonifica dei siti contaminati e di autorizzazione per le attività di recupero e smaltimento dei rifiuti. Come auspicato dall’Ance, il decreto tiene conto anche delle buone prassi che si sono consolidate a livello regionale in questi anni, facendo salve le disposizioni vigenti e aventi ad oggetto proprio il trasferimento ad altri enti delle predette funzioni amministrative.

Superbonus: necessarie soluzioni efficaci

La seconda tematica riguarda il Superbonus, al centro del dibattito politico ed economico sulla prossima Manovra di finanza pubblica.

L’Ance sottolinea nuovamente la necessità di trovare soluzioni efficaci al blocco della cessione del credito, che sta determinando forti criticità sotto il profilo sociale e avendo conseguenze dirette su moltissime famiglie proprietarie delle abitazioni oggetto di riqualificazione.

Secondo le stime dell’Ance, si tratta di 320.000 nuclei familiari, per un totale di 752.000 persone (più della popolazione di Palermo e poco meno di quella di Torino). A fronte di 30 miliardi di crediti fiscali incagliati (stima fornita dal Governo in sede parlamentare), è infatti possibile stimare un numero di interventi in difficoltà per via del blocco delle cessioni pari a quasi 95 mila, tenendo in considerazione il fatto che i condomìni stanno aumentando la loro incidenza sul complesso degli interventi.

Negli ultimi mesi, infatti, i condomìni hanno rappresentato più del 95% dell’importo dei lavori e più dei tre quarti degli interventi e la nuova proroga del termine per fruire del 110%, riferita agli interventi sulle unifamiliari già iniziati da tempo, è positiva ma non sufficiente per risolvere il problema.

Per l’Ance, è quindi indispensabile riaprire rapidamente l’acquisto dei crediti da parte delle società partecipate dallo Stato ed assicurare una proroga di almeno 6 mesi del Superbonus per gli interventi sui condomìni già avviati al 17 febbraio 2023 (per i quali operano ancora la cessione del credito e lo sconto in fattura), a condizione che, al 31 dicembre 2023, siano stati effettuati lavori per almeno il 30% dell’intervento complessivo. Ciò anche alla luce del mancato avvio della piattaforma di cessione dei crediti, annunciata dal Governo come soluzione al problema dei crediti incagliati, in occasione dell’approvazione del “DL blocca cessioni” (DL 11/2023) della primavera 2023.

Sempre in materia di cessione dei crediti fiscali, desta inoltre forti perplessità, sia per il breve termine per l’invio della comunicazione sia per la sanzione a carico delle imprese cessionarie, la misura del decreto che introduce un nuovo obbligo di comunicazione all’Agenzia delle Entrate dei crediti d’imposta inutilizzati per motivi diversi dal decorso dei termini.

Il caro materiali

La terza tematica riguarda, infine, il caro materiali nei lavori pubblici, che continua a rappresentare un ostacolo per la tempestiva realizzazione dei cantieri in Italia, e rispetto al quale l’Ance evidenzia la necessità di rinnovare nel 2024 le misure straordinarie già adottate per il caro materiali negli anni 2022 e 2023 (DL “Aiuti” 50/2022) per evitare il blocco dei cantieri.

Sul tema, il decreto prevede un intervento straordinario per consentire l’aggiornamento dei quadri economico finanziari soltanto di tre opere ferroviarie, finanziate anche con fondi PNRR, affidate a contraente generale e in corso di realizzazione alla data del 1° giugno 2021.

- la tratta AV/AC Terzo Valico dei Giovi, il cui Atto integrativo risale al 2011;

- la linea AV Milano-Verona: tratta Brescia Verona, I lotto funzionale, il cui Atto integrativo risale al 2018;

- la linea AV Milano-Venezia: sub-tratta Verona-Vicenza I lotto funzionale, il cui Atto integrativo risale al 2020.

La norma, che finanzia per circa 1 miliardo di euro a valere del Fondo per la prosecuzione delle opere pubbliche l’aggiornamento dei quadri economico finanziari delle opere soprarichiamate, appare, nella formulazione proposta, eccessivamente generica ed è quindi necessario precisare le modalità attuative in sede di conversione.

In coerenza con l’obiettivo che il legislatore intende perseguire, sarebbe opportuno prevedere analoghe misure anche per le ulteriori opere pubbliche in corso di esecuzione, a prescindere dal fatto che siano state affidate al contraente generale, prorogando ulteriormente il meccanismo revisionale di cui all’articolo 26 del Dl “Aiuti” (n. 50/2022) fino al 2025. Sistema che, infatti, diversamente, andrà a scadere a dicembre 2023.

Il decreto, infine, potrebbe essere l’occasione per intervenire su alcune problematiche di diritto transitorio, connesse all’entrata in vigore del nuovo codice degli appalti (Dlgs. N. 36/2023) ed emerse nei primi mesi di vigenza, al fine di evitare che talune criticità interpretative possano impedire alla riforma di dispiegare pienamente i propri effetti.

Il Vicedirettore ha quindi illustrato, più nel dettaglio, valutazioni e proposte associative sulle singole misure del provvedimento, nonché ulteriori proposte in tema di problematiche di diritto transitorio negli appalti pubblici e rimodulazione degli strumenti di programmazione e pianificazione negoziata.

 

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