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Superbonus: i numeri e il futuro della maxi detrazione

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Superbonus: i numeri e il futuro della maxi detrazione
Con il DEF 2023, Il dibattito e le politiche sul Superbonus e sugli altri Bonus Edilizi sembrano giunti a un punto di svolta. Approfondiamo la questione

Superbonus sì o Superbonus no? La maxi detrazione è stata un investimento positivoper l’economia del nostro Paese, oppure una spesa folle? Per rispondere bisogna partire dai numeri. Lo fa il Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri. Vi proponiamo la sua analisi.

Il dibattito e le politiche in materia di bonus per l’edilizia sembrano giunti a un punto di svolta. Il Documento di Economia e Finanza 2023 quantifica, al momento, in 116 miliardi la spesa a carico dello Stato derivante dal meccanismo di cessione del credito dei bonus per l’edilizia. I soli Superbonus hanno generato crediti per ben 67 miliardi di euro. Peraltro, questa è solo una parte del disavanzo. Si tratta di cifre molto consistenti, che fanno riflettere e che devono spingere a ridefinire in modo radicale un eventuale piano per la ristrutturazione del patrimonio edilizio.

Bene ha fatto la Commissione V della Camera dei Deputati a realizzare, fra attori differenti, un’indagine sugli effetti economici derivanti dai bonus per l’edilizia. Il Centro Studi CNI ha elaborato ed aggiornato le proprie stime, considerando l’impatto generato da una spesa per Super ecobonus e Super sismabonus che da agosto 2020 a marzo 2023 si è attestata a 89 miliardi di euro. Conosciamo con certezza l’ammontare delle spese per Super ecobonus, pari a 74,0 miliardi di euro certificati dall’Enea, mentre sono stimati (sicuramente per difetto), in mancanza di dati certi, in 15,0 miliardi la spesa per Super sismabonus fino ad oggi.

I flussi di spesa ripartiti per anno, hanno generato apprezzabili effetti espansivi sul sistema economico, specie nel 2022, quando gli investimenti per Superbonus hanno superato i 50 miliardi di euro. Il Centro Studi CNI calcola che Super ecobonus e Super sismabonus insieme abbiano contribuito alla formazione dello 0,7% del Pil nel 2021 e all’1,5% del Pil nel 2022, attivando 222.000 unità di lavoro dirette nel 2021 e oltre 600.000 unità di lavoro nel 2022.

Gli interventi di risanamento energetico, effettuati su più di 403.000 edifici, si stima abbiano determinato finora un risparmio di quasi 1,3 miliardi di metri cubi standard di gas, contribuendo al 48% del risparmio che il Paese si era prefisso di realizzare nella stagione invernale 2022-2023 per far fronte al rincaro dei prodotti energetici. Gli interventi di risanamento energetico hanno riguardato finora 101 milioni di metri quadrati di edifici residenziali, circa il 4% delle superfici afferenti agli immobili più vecchi. Si tratta di valori contenuti, che indicano come il percorso da compiere sia ancora lungo. E’ difficile però pensare che la spesa al metro quadro per la ristrutturazione profonda degli edifici possa, attraverso opportuni accorgimenti, ridursi di molto in futuro.

Il Centro Studi CNI stima anche che il gettito fiscale generato dalle opere con Superbonus sia pari a circa il 33% del valore delle detrazioni a carico dello Stato (detrazioni su cui pesa il meccanismo del 110%) ed il 36% di quanto fatturato. Rispetto alle analisi proposte in passato, il Centro Studi ha proceduto ad affinare le stime sul gettito fiscale. A fronte, dunque, di detrazioni per Superbonus che a marzo 2023 hanno raggiunto i 97,9 miliardi di euro, si calcola che il gettito possa essere stato di 32 miliardi di euro, portando la spesa effettiva a carico dello Stato a dai 97,9 miliardi di euro a 64,4 miliardi di euro. Si tratta di stime che risentono di un marcato livello di approssimazione e che danno solo un ordine di grandezza dei fenomeni considerati.

Vero è, però, che nelle proprie valutazioni il Governo si è sempre focalizzato sull’indebitamento lordo generato dalla spesa per Superbonus, senza valutare, forse perché complesso, l’indebitamento al netto di un possibile gettito fiscale. Rispetto a quanto fatto finora, servirebbero dei sistemi di stima più accurati ed affidabili delle entrate tributarie, cosa che ad esempio l’Agenzia delle Entrate, con i propri dati analitici potrebbe spingersi a fare. Si tratterebbe di un dato prezioso che fornirebbe utili informazioni per una rimodulazione futura degli incentivi per gli interventi in edilizia.

Attualmente il Paese è chiamato ad affrontare un round ancora più complesso di quello del contenimento della spesa per Superbonus. La direttiva Europea EPBD sulle case green impone vincoli stringenti ed una azione di risanamento energetico talmente estesa da rendere evidente che un intervento pubblico sarà ancora più necessario rispetto a quanto accaduto negli ultimi due anni e mezzo. Saranno verosimilmente pochi i proprietari di immobili che potranno affrontare da soli la spesa per le ristrutturazioni ed occorrerà trovare una via di mezzo tra 'il modello Superbonus' e la partecipazione alle spese da parte dei cittadini. Ma per fare questo non è da escludere l’attivazione di un meccanismo finanziario pubblico o pubblico-privato, che copra una parte consistente delle spese, lasciando al proprietario di immobile una parte minoritaria delle spese.

Per questi motivi diventa determinante stimare l’ammontare di gettito fiscale derivante dagli interventi di risanamento in edilizia, che rappresenterebbe l’ammontare massimo di detrazioni ammesse dallo Stato senza generare disavanzi. La parte restante dovrebbe essere coperta in massima parte da una sorta di Fondo di rotazione (da costituire anche con risorse comunitarie) ed in minima parte dai proprietari di immobili, immaginando che tutto questo possa realizzarsi in un arco temporale considerevolmente lungo, andando oltre le scadenze imposte dalla Direttiva UE EPBD.

Il commenton del Consiglio Nazionale degli Ingegneri

“Abbiamo ancora una volta proposto alle Istituzioni - afferma Angelo Domenico Perrini, Presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri - le nostre stime sull’impatto macroeconomico dei bonus per l’edilizia. Riteniamo che la crescita attivata dai Superbonus sia stata apprezzabile, ma sappiamo anche che si sono innescate delle criticità. Per questo forse è inutile continuare a trarre bilanci sull’esperienza passata. Occorre rimodulare tali strumenti, mentre immaginare di chiudere in via definitiva questa stagione è pura illusione. Sappiamo che è necessario che i proprietari degli immobili partecipino ad una parte delle spese e sappiamo però anche che se non si appronta un meccanismo finanziario eccezionale e di lunga durata, né lo Stato con i soli bonus né tanto meno i proprietari di immobili saranno in grado di realizzare quanto previsto dalla Direttiva UE sulle case green”.

“Nonostante i molti sforzi di quantificare l’impatto della spesa per i bonus per l’edilizia - sottolinea Giuseppe Maria Margiotta, Presidente del Centro Studi CNI - siamo ancora in una fase di stima. Lo stesso Governo, nel DEF 2023 indica come 'Stime' i dati sul consistente e pericoloso disavanzo generato da tali bonus. Sembra di capire che alcuni aspetti indicati dal Governo come 'altamente critici', legati soprattutto ai Superbonus, devono essere ancora approfonditi. Questo significa che ad oggi chi afferma che l’esperienza dei Superbonus è stata fallimentare ha ragione tanto quanto chi li considera efficaci. Dovremmo invece utilizzare le stime elaborate da molte strutture di ricerca per cogliere gli aspetti generali, individuare aspetti positivi e criticità, che non sono mancate, e utilizzare queste informazioni per convergere a ridefinire in modo più efficace gli strumenti che dovranno consentire il risanamento del patrimonio edilizio del nostro Paese”.

Per saperne di più è possibile consultare il Report completo del Centro Studi con dati, stime e proposte sul percorso di riforma e rimodulazione dei bonus per l’edilizia.

 

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