UE: nuovi indicatori per il benessere sociale

Energie rinnovabili di Marco Zibetti
La Commissione Ue presenta l'elenco di una serie di attività che l'UE stessa si impegnerà a portare a termine, al fine d'individuare un nuovo indice ambientale globale che integri la contabilità ambientale come norma nelle statistiche macroeconomiche


Il PIL (Prodotto Interno Lordo),  è una misura macroeconomica che rappresenta il valore totale de beni e di servizi che un Paese produce al proprio interno per un certo periodo di tempo (si solito un anno), i quali sono destinati a consumi finali, investimenti, esportazioni nette.

Quindi il calcolo del Pil non tiene conto della produzione  destinata ai consumi intermedi, ovvero quei beni e servizi che vengono lavorati ed utilizzati per ottenerne di nuovi.

Nel tempo il Pil è diventato un indicatore di progresso sociale, comunque non preciso e non completamente affidabile, proprio perchè, ad esempio nel Belpaese non tiene conto di tutte quelle attività dove l’elemento ecologico e l’inclusione sociale contano ormai quasi quanto quello economico.

Il commissario all'ambiente Stavros Dimas ha portato un esempio: "Se in un paese, si tagliano le foreste per vendere legno, quell'anno si registrerà un aumento del Pil, ma l'indicatore non dirà nulla sul danno a lungo termine causato dalla distruzione del verde".

Proprio perchè il Pil  non basta più a misurare il sostanziale progresso globale, la Commissione Europea, dichiara che è necessario  sviluppare dei nuovi indicatori che tengano conto delle esigenze di una società in continuo cambiamento e in  rapida evoluzione.

L'elenco delle proposte prevede in sintesi di identificare i progressi ottenuti nei principali settore della politica e della tutela ambientale includendo l'inquinamento atmosferico, la produzione dei rifiuti e l'utilizzo dell'acqua.

E' necessario quindi che la Commissione Ue intensifichi gli sforzi miranti a fornire più rapidamente i dati riguardanti l'ambiente e la società (dato che oggigiorno i dati sono pubblicati ogni due o anche tre anni).
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Si è pensato a una “tabella europea di valutazione dello sviluppo sostenibili” in cui riportare i dati per ogni Paese, determinando le tendenze ambientali.


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