La Fase 2 dell’emergenza Coronavirus prevede un cambiamento radicale dei nostri stili di vita. E in questo momento, nel rilancio della nostra economia, l’urbanistica può giocare un ruolo chiave. Vediamo come.
“A fronte di un dibattito sulle strategie di superamento della crisi che stenta a decollare, si avverte ancora una volta il sospetto di una preoccupante sottovalutazione della dimensione territoriale degli effetti prodotti dalla pandemia, e questo proprio mentre si dovrebbe puntare sulla ricostruzione della domanda interna e sul varo di un nuovo ciclo di investimenti sul territorio”: è un passaggio del documento elaborato dall’Istituto Nazionale di Urbanistica, che suggerisce uno schema di interventi e misure di rilancio per superare la fase di emergenza sanitaria, economica e sociale.
L’INU esprime in premessa anche l’auspicio “che l’uscita dall’emergenza sanitaria possa coincidere con un’autentica inversione di marcia rispetto alla fase immediatamente precedente lo scoppio dell’epidemia, riproponendo quell’European Green Deal, che ancora nel dicembre 2019 sembrava destinato a modificare un paradigma socio-economico ed ecologico in evidente difficoltà”.
Come raggiungere l’obiettivo di un rilancio in chiave green?
Scendendo nello specifico, l’INU, nel ribadire la disponibilità a offrire il suo apporto tecnico-formativo e di proposta alla ricerca di soluzioni per far ripartire e rigenerare le città e i territori italiani, propone alcune aree d’intervento. Tra queste: la necessaria coerenza dei nuovi programmi e interventi con i piani territoriali e urbanistici per facilitare gli interventi finanziati dall’Europa; il rifinanziamento della Strategia Nazionale per le Aree Interne alla luce delle nuove esigenze; la promozione del ricorso a piani strategici in grado di favorire la transizione a un nuovo modello di sviluppo; la centralità delle aree metropolitane e delle città medie nella strategia di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.
La seconda parte del documento è dedicata agli interventi e ai progetti che secondo l’Istituto Nazionale di Urbanistica potrebbero essere di immediata realizzazione. Per quanto riguarda la trasformazione digitale, vi figurano l’estensione e l’accelerazione del Piano per l’Italia Digitale e la realizzazione di un grande centro di calcolo nazionale coordinato da Protezione civile e Miur per gestire i flussi di dati necessari alla sicurezza e alla salute nazionali. Con riferimento al Green New Deal, nell’immediato ci si potrebbe concentrare tra l’altro su: razionalizzazione del ciclo delle acque; azione diffusa di bonifica dei suoli inquinati; realizzazione di distretti urbani dell’efficienza energetica, con centrali di produzione di calore e raffreddamento, utilizzando fonti energetiche alternative (solare, geotermia, eolico) e reti di teleriscaldamento; trasformazione in sistemi a led a basso consumo degli impianti di illuminazione pubblica.
Per quanto riguarda il miglioramento dell’accessibilità, da subito si potrebbe incentivare la mobilità sostenibile con l’incremento della rete pedonale e ciclabile, valorizzare la rete di spazi aperti circostante, aumentare l’offerta ferroviaria e del TPL, anche mediante l’adattamento e l’allungamento delle banchine per consentire il prolungamento dei convogli di treni, tram e metro allo scopo di aumentarne la capienza e consentire il distanziamento fisico, modernizzare la viabilità secondaria, soprattutto nei territori collinari e nelle regioni del Mezzogiorno.
Infine sulla razionalizzazione degli apparati e degli strumenti che presiedono al governo del territorio, il documento dell’INU suggerisce di: semplificare i procedimenti amministrativi, attraverso l’unificazione delle sedi decisionali pubbliche, il ricorso all'amministrazione per progetti e alle conferenze di servizi decisorie e la costituzione di organismi operativi compositi, che, sul modello delle Agence d’Urbanisme francesi, operino a scala intercomunale; il lancio di un piano nazionale di potenziamento delle strutture tecniche degli enti locali, con procedimenti di rapido reclutamento, e con profili di competenze che consentano la digitalizzazione di tutti i processi, sia tecnico-progettuali che amministrativi; il finanziamento di piani strategici di rilancio delle aree di crisi, attraverso interventi di valorizzazione economica, di miglioramento della resilienza urbana e territoriale, di messa in sicurezza dai rischi ambientali e sanitari.