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Verso una “casa comune” per i professionisti?

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Il 64esimo Congresso nazionale degli ingegneri ha fornito l’occasione per discutere di un tema vitale per i professionisti, decisi a far sentire la propria voce

Nei giorni scorsi gli ingegneri italiani si sono riuniti per il 64° Congresso nazionale della categoria. Numerosi i temi al centro del dibattito, sintetizzati nella giornata conclusiva dal presidente Armando Zambrano. Tra questi, uno in particolare ha suscitato interesse. Vediamo di cosa si tratta.

Basta ai pregiudizi tra le diverse professioni

È stata ribadita la volontà di costruire una politica comune delle professioni, in particolare quelle ordinistiche. Ciò presuppone il superamento di alcuni pregiudizi e preconcetti. Una “casa comune” e le iniziative condivise non possono rincorrere interessi particolari o svolgere attività di lobby a tutela della singola, o più categorie, se non nella preminente logica di una effettiva tutela delle utilità generali e collettive, nelle quali sono pur ricomprese quelli delle professioni ordinistiche.

Superati questi ostacoli, i vantaggi di una voce comune nei confronti delle istituzioni e delle altre forze politiche, sociali ed economiche, sono stati evidenti in questi anni nei quali il CNI, con la Rete delle Professioni Tecniche o l’Alleanza con il Comitato Unitario Professioni, ma anche con altre organizzazioni e associazioni, ha potuto far valere in tantissime occasioni, istituzionali e non, la voce unitaria delle professioni.

In questa prospettiva il CNI si impegna a proseguire l’interlocuzione già avviata, di concerto con la RPT, con il CUP e ADEPP, dandone costante e tempestiva informazione all'Assemblea dei Presidenti, che sarà coinvolta per definire il modello operativo del progetto di Fondazione.