Lo scorso 26 febbraio la Conferenza Unificata Stato-Regioni ha dato il suo via libera a quattro diversi provvedimenti presentati dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. I quattro provvedimenti approvati riguardano gli incentivi alla produzione di energia da solare termodinamico, i dragaggi, i rifiuti elettrici ed elettronici e la Rete Natura 2000.
Incentivi al solare termodinamico
Il decreto per il solare termodinamico prevede tariffe incentivanti della durata di 25 anni che vanno da 0,28 a 0,22 euro per ogni Kilowattora prodotto, da aggiungere al prezzo di vendita, per gli impianti che sfruttano la tecnologia solare termodinamica ed intende incentivare tecnologie che utilizzano termoconvettori non inquinanti ed impianti che prevedano l’accumulo di energia. L’obiettivo nazionale previsto al 2016 è di circa 200 Megawatt.
Gli incentivi previsti sono cumulabili con finanziamenti in conto capitale che rientrano nelle soglie del 10% del costo dell’investimento e con capitalizzazione anticipata eccedente il 25% del costo dell’investimento. Qualora ci siano investimenti che superano queste percentuali verranno ridotte le tariffe incentivanti in rapporto al finanziamento ricevuto.
Questo decreto prosegue il percorso avviato dal Ministro Pecoraro Scanio con il ritorno in Italia del premio Nobel Carlo Rubbia, continuato poi con la creazione della task force per il piano nazionale sul solare termodinamico, con gli accordi di programma con le regioni Puglia, Calabria, Lazio e Sardegna per la costruzione delle prime centrali e con lo sbocco delle risorse (20 milioni per il termodinamico e 20 milioni per le altre fonti rinnovabili) previste dalla Finanziaria del 2008.
Decreto sui Dragaggi
La Conferenza Stato-Regioni ha dato il via libera anche al decreto sui dragaggi. Il provvedimento riguarda le modalità di analisi e l’idoneità del materiale dragato al fine di utilizzarlo all’interno di casse di colmata (ossia di appositi contenitori resi stagni da utilizzarsi per opere portuali). Si conclude così l’iter del provvedimento, per il quale il Ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio aveva disposto una particolare verifica sul testo, chiedendo all’ICRAM (Istituto di Ricerca Scientifica e Tecnologica applicata al mare) un’analisi di tutti i dati e di tutti i valori contenuti.
Il decreto rappresenta un adempimento di legge previsto dalla Legge Finanziaria nella quale si stabilisce infatti che i materiali provenienti dai dragaggi portuali aventi una qualità analoga all’ambiente in cui s’intende rimetterli (un fondale marino o una spiaggia) possono essere riutilizzati. Quelli invece classificati come pericolosi debbono essere smaltiti in apposite discariche mentre i non pericolosi possono essere messi in appositi contenitori con precisi indici di sicurezza. Infine si prevede che se i livelli di sicurezza e qualità di questi cassoni rispondono a determinati indici possono essere utilizzati anche per opere portuali.
Il decreto approvato oggi stabilisce con chiarezza come distinguere i materiali pericolosi da quelli non pericolosi e quali debbano essere i diversi indici di sicurezza. Il presidente dell’ICRAM Silvano Focardi ha espresso soddisfazione e sottolineato l’importanza di questo decreto, che consente di avviare le attività industriali nel rispetto dell’ambiente.
Rifiuti elettrici ed elettronici (RAEE)
Con l’approvazione del regolamento che stabilisce le procedure semplificate da parte del settore della distribuzione per garantire il ritiro, la raccolta e il trasporto dei Rifiuti elettrici ed elettronici (RAEE) si compie un passo ulteriore verso il definitivo avvio della raccolta differenziata e del conseguente recupero dei rifiuti hi-tech. Adesso, dopo il parere della Commissione Europea, sarà possibile offrire ai cittadini italiani la possibilità di portare nei negozi le loro vecchie apparecchiature al momento dell’acquisto di una nuova e che dovranno obbligatoriamente e a titolo gratuito essere ritirate dai commercianti, per i quali il Ministero dell’Ambiente ha previsto delle modalità semplificate volte a garantire sia lo svolgimento della loro attività di vendita che fare in modo che diventino anche loro soggetti attivi nelle politiche di riduzione dei rifiuti da smaltire in discarica.
Rete Natura 2000
Tra i provvedimenti approvati dalla Conferenza Unificata c’è anche l’integrazione della delibera del 1996 del Comitato Aree protette sulla Rete Natura 2000. Con la decisione di oggi, votata a larghissima maggioranza dalle Regioni, è stata confermata la definizione di aree protette per i siti della rete ecologica comunitaria e inoltre ha chiarito lo specifico regime di protezione ordinaria da applicare ad essi, che è quello previsto dal decreto 184 del Ministero dell’ambiente del 17 ottobre scorso, superando così la grave incertezza giuridica da lungo tempo perdurante.
Con la decisione di oggi in Conferenza Stato Regioni si conclude un percorso lungo e travagliato ma che ha infine trovato l’ampio consenso da parte delle regioni italiane. Dopo anni di carenze e vuoti normativi, l’Italia ha oggi tutti gli strumenti per dare finalmente attuazione alla Rete Natura 2000, fornire un importante contributo alla conservazione della biodiversità e uscire dalle tante procedure di infrazione aperte in materia dalla Commissione europea, con grande sollievo per natura e le tasche dei cittadini. In meno di due anni siamo così riusciti a colmare, sul tema della normativa comunitaria per la biodiversità, un ritardo di molti anni, e possiamo finalmente dire che anche per il nostro Paese, quello strumento prioritario di tutela delle specie, dei siti e degli habitat naturali che è Rete Natura è finalmente realtà.
I siti italiani della Rete Natura 2000 sono tremila, divisi tra SIC (Siti di Importanza Comunitaria), istituiti dalla Direttiva Habitat, e ZPS (Zone di protezione speciale), istituiti dalla Direttiva Uccelli. Grazie all’opera del Ministero dell’Ambiente, negli ultimi mesi l’Italia sta portando a compimento anche il processo di designazione delle ZPS, su cui peraltro grava una delle più lunghe procedure d’infrazione della storia comunitaria, la 2165 del 1993 per non sufficiente designazione di aree naturali comunitarie.
Fonte: Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare