La diffusione del pellet è ormai un dato di fatto, e a buona ragione. Le sue proprietà, infatti, permettono a questo combustibile di essere uno dei meno impattanti per l'ambiente. La sua produzione di residui, tuttavia, inganna molti a pensare che sia meno vantaggioso di fonti come il gas, che sono a tutti gli effetti prodotti fossili che, in quanto non rinnovabili, sono decisamente meno meritevoli di fiducia.
Ma questa concezione si basa spesso su informazioni datate o errate, che prendono in esame solo le emissioni delle stufe a pellet per giustificare condizioni critiche di respirabilità dell'aria, quando si dovrebbero considerare anche tutte le altri fonti di emissione.
Diverse ricerche hanno dimostrato come l'installazione di combustibili a pellet non abbia avuto un impatto negativo su qualità di aria di zona montana, anzi: in molti casi si è potuta perfino ridurre l'emissione di particolato del 90%!
Con il dibattito sul riscaldamento globale sempre presente in attualità, molti potrebbero essere portati a individuare in combustibili "fisici" il problema dell'aumento delle temperature, ma nel caso del pellet non è affatto così. Per questo i Paesi dell'UE hanno introdotto incentivi che, come l'Ecobonus italiano, permette di installare più agolmente prodotti meno dannosi.
Ma come mai il pellet è visto in cattiva luce da molti acquirenti di combustibile? La colpa è di alcune "fake news" tristemente diffuse nel nostro paese. Vediamo di sfatare le principali.
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