Cos'è il Comodato d’uso gratuito? E Come funziona?

di guidaedilizia.it
Comodato d’uso gratuito

Il caso più frequente è quello del padre che mette a disposizione del figlio un’abitazione che possiede. Se vengono soddisfatti alcuni requisiti, è prevista anche una riduzione su Imu e Tasi

 

Hai mai sentito parlare di comodato d’uso? Probabilmente sì, ma se hai aperto questa pagina è perché vuoi saperne di più su questa particolare modalità abitativa. Sei nel posto giusto: qui troverai  definizioni, riferimenti normativi e informazioni sulla tassazione.

Cominciamo col dire che i “protagonisti” del contratto sono due, il comodante e il comodatario. Il primo possiede un immobile e decide di concederne l’utilizzo gratuito al secondo, mantenendone però la proprietà.

Quando e perché si sceglie il comodato d’uso?

Il caso più frequente è quello del padre che mette a disposizione del figlio una casa che possiede, senza fargli pagare un canone d’affitto. La stessa situazione si può verificare a ruoli invertiti, o con qualsiasi altro rapporto di parentela o amicizia. Gli articoli 1803 e successivi del Codice Civile regolano l’accordo che, ricordiamo, dà al comodatario il solo diritto di usufruire dell’immobile.

Il contratto di comodato d’uso e i suoi costi

L’accordo può essere verbale, oppure il contratto può essere messo per iscritto. Nel secondo caso, il documento dovrà essere registrato presso l’Agenzia delle Entrate, usando il cosiddetto modello 69. Bisognerà pagare, attraverso il  modello F23, un’imposta di registro di 200 euro. Un ulteriore costo da sostenere è la marca da bolloda 16 euro che andrà apposta ogni 4 pagine (100 righe) del contratto. L’accordo può essere a tempo indeterminato, e in tal caso l’imposta di registro non andrà più pagata, o a tempo determinato, con il versamento dei suddetti 200 euro ad ogni rinnovo. Può sorgere il dubbio su chi debba denunciare l’abitazione nella dichiarazione dei redditi. Deve farlo il proprietario (comodante).

Video: Cos'è il Comodato d’uso gratuito?

Com’è tassato l’immobile concesso in comodato d’uso?

Dato che l’immobile oggetto di comodato d’uso non rappresenta l’abitazione principale del comodante, quest’ultimo dovrà pagare le relative Imu e Tasi. Gli viene in soccorso, però, la Legge di Stabilità 2016 che ha sancito, tra le altre cose, una riduzione del 50% della tassazione, ma solo in presenza di alcuni requisiti. Vediamoli insieme.

  • L’accordo dev’essere stipulato tra genitori e figli (indipendentemente da chi tra i due sia il comodante);
  • Il contratto in forma scritta dev’essere regolarmente registrato all’Agenzia delle Entrate;
  • Il comodante deve risiedere nello stesso comune in cui è situato l’immobile concesso in comodato d’uso;
  • Il comodante non può possedere altri immobili in Italia oltre a quello oggetto del comodato ed eventualmente alla sua abitazione principale, che non deve rientrare nelle categorie catastali A1, A8 e A9 (considerate “di lusso”).

Questi requisiti dovranno essere attestati al Comune attraverso un’apposita dichiarazione. Tutto chiaro? Siamo convinti di sì. Ora, che tu sia il comodante o il comodatario, può darsi che l’immobile necessiti di interventi di ristrutturazione. In tal caso, ti consigliamo di chiedere un preventivo ai nostri partner selezionati.